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Categories: Attualità

È reato fotografare chi ozia al posto di lavorare?

La cassazione conferma la posizione di reato per chi fotografa o diffonde materiale fotografico su dipendenti pubblici che non lavorano.

Arresto (Fonte foto: web)

Quante volte vi è capitato di osservare comportamenti poco corretti da parte dei dipendenti pubblici? Fate bene attenzione perché chi ritrae in fotografia atteggiamenti scorretti, potrebbe incorrere a sanzioni.

Fotografare o riprendere qualcuno di nascosto, non è mai consentito dalla legge. Neanche se questa si dovesse trovare in un luogo pubblico. (Discorso diverso se si tratta di un personaggio celebre o di qualcuno che partecipa ad un contesto come una cerimonia, un corteo, una manifestazione).

Anche  una foto può diventare uno strumento di diffamazione. Tutto dipende sempre dal contesto e dal significato che assume la foto stessa, ma il discorso diventa delicato quando questo materiale fotografico serve per denunciare un illecito o un inadempimento ai propri doveri. Di qui il quesito di carattere legale: fotografare una persona che non fa il suo lavoro è reato? Si può, in questi casi, parlare di diffamazione?

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Quando diventa reato fotografare?

Insomma, il consiglio che possiamo darvi è quello di rispettare la privacy altrui e condannare questi comportamenti, senza testimoniare fotograficamente la situazione. Il privato purtroppo non può erigersi a giudice e giudicare la personalità morale o professionale, esiste la magistratura.
Secondo la corte di Cassazione, è lecito fotografare un pubblico funzionario nell’esercizio delle proprie funzioni, non è corretto diffondere e pubblicare Il materiale su Internet o sui social network.

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È quindi da ritenersi diffamatoria è punibile la fotografia che ritrae dipendenti pubblici che non lavorano. È da ritenersi diffamatoria anche la diffusione di foto che riprendono un momento “criticabile” della vita di terzi. Queste azioni potrebbero essere volte ad offendere la reputazione altrui e di conseguenza, avere ripercussioni legali gravi. 

Secondo la Cassazione, non rileva il fatto che il post di accompagnamento alla foto sia privo di espressioni formalmente offensive: ciò che conta è la reazione che il post stesso può generare nel lettore e, quindi, la sensazione che da esso scaturisce. Il che si dimostra dalla numerosa mole di critiche degli utenti del social che, alla visione dell’immagine, rincarano la dose.
Il reato è istantaneo, si consuma cioè nel momento stesso in cui la condotta viene portata a termine, a prescindere poi dal tempo di durata dell’illecito che, tutt’al più, può rilevare solo sotto il profilo della maggiore o minore entità del risarcimento del danno.

Published by
Valentina Martelli