Uno dei reati più odiosi e più vili, che influisce in modo sensibile sulla quotidianità delle vittime. Come riconoscerlo e difendersi dallo stalking.
E’ probabilmente uno dei reati più odiosi e anche, purtroppo, fra i più comuni. L’attività di stalking accomuna fin troppe storie, che vedono involontarie protagoniste perlopiù delle donne (ma anche uomini) vittime di quella che la legislazione italiana definisce reato di atti persecutori. Nell’ordinamento si parla di un atteggiamento ossessivo e ossessionante per chi lo subisce, prolungato nel tempo e portatore di stati di stress emotivo, ansia e persino paura. Sentimenti che si sviluppano, naturalmente, a seconda della reiterazione del gesto.
Per essere definito stalking, devono subentrare determinate situazioni psicologiche. Innanzitutto il timore per la propria incolumità o per quella di un congiunto. E, ancora, essere costretti a modificare la propria quotidianità, al fine di sfuggire alle persecuzioni (ad esempio eliminare il proprio profilo social o addirittura cambiare lavoro). Situazioni di elevata gravità che, una volta appurato il reato di atti persecutori, potrebbero costare a chi lo commette punizioni estremamente severe.
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Stalking, i segnali inconfondibili per capire di essere una vittima: come agire
Va da sé che l’unica soluzione affinché si palesi la sanzione è che la vittima si decida a sporgere denuncia o querela alle autorità. E che lo faccia entro sei mese dai fatti. Qualcosa che, nonostante tutto, non è sempre scontata. A volte, infatti, si procede con una segnalazione alla Questura e, magari, con un ammonimento nei confronti dello stalker. Certo è che nel caso la situazione peggiori, o peggio, il persecutore violi la restrizione, la denuncia diventa d’obbligo. Per tutelare sé stessi e chi ci sta vicino.
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Qualora si avessero dubbi, tuttavia, sulla natura delle persecuzioni che si subiscono, esistono dei “segnali” che possono essere fortemente indicatori del reato di stalking. Ricevere continui messaggi o sms a praticamente ogni ora del giorno e della notte può essere una prima avvisaglia. E anche altri gesti come dei biglietti lasciati sulla porta di casa o sulla propria auto possono far pensare che qualcuno ci tenga sotto controllo. Per non parlare di pedinamenti o riferimenti precisi alla nostra routine quotidiana. L’apoteosi, poi, sono le minacce (alla vittima o ai suoi amici e familiari), gli atti vandalici o frasi diffamatorie diffuse sui social o in luoghi pubblici. Indicatori che devono indurre a denunciare. Per non ritrovarsi poi in situazioni riflesse, come depressione, disturbi psichiatrici e anche cose peggiori.