Come quello di Cittadinanza, anche il Reddito di Emergenza subisce qualche modifica. Si allarga la platea dei beneficiari e con 1,5 miliardi si finanziano altri tre mesi.
Come il suo “collega” di Cittadinanza, anche il Reddito di Emergenza è stato prorogato dal Decreto Sostegno. La si aspettava la prosecuzione della misura (da non confondere con l’altra, richiedendo requisiti diversi) ma la conferenza di Mario Draghi ha definitivamente chiarito i dubbi sulla natura dei cambiamenti che il nuovo Dl ha apportato. Il Reddito di Emergenza resta, e questo lo abbiamo detto, ma vedrà qualche sostanziale novità rispetto a quanto è stato finora.
Per quanto riguarda lo stanziamento, il fondo è di 1,5 miliardi. Non poco se si pensa che il valore complessivo dello scostamento è di 32 miliardi di euro per il Decreto. Con tale somma si finanziano altre tre mensilità, valide per i mesi di marzo, aprile e maggio. E qualche concessione in più verrà fatta sul fronte dei requisiti. Una mossa considerata fondamentale non solo per allargare la platea dei beneficiari ma anche per sopperire alla prosecuzione dell’emergenza sanitaria.
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Il Reddito di Emergenza resta: i nuovi requisiti richiesti
Si diceva dei requisiti. Il Decreto Sostegni alza la soglia minima di accesso, per consentire a più nuclei familiari di fare richiesta e accedere al sussidio. Ad esempio, per coloro che sono in affitto, cresce di un dodicesimo del valore annuo del canone di locazione (dichiarato per compilare il modello Isee). Inoltre, per chi gode già di indennità come Naspi e Discoll, si potrà inoltrare domanda per ricevere la misura emergenziale, a patto che il percepimento sia cessato fra l’1 luglio 2020 e il 28 febbraio 2021. Per inoltrare la domanda, la prassi resta la stessa: compilazione del modello (predisposto dall’Inps) e consegna all’ente entro il 30 aprile 2021.
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Poco più di un mese quindi per riuscire a rientrare fra i beneficiari. Importante che il reddito familiare sia di importo inferiore alla rata e che la somma Isee non vada oltre i 15 mila euro. Il patrimonio immobiliare, con riferimento all’anno precedente, dovrà essere inferiore a 10 mila euro per un nucleo familiare composto da una persona, per poi crescere di 5 mila per ogni altro componente. L’importo, comunque, non andrà oltre i 20 mila euro. Altri 5 mila se in famiglia dovesse essere presente un componente affetto da disabilità.