Vladimir Putin guida la classifica davanti a Michael Bloomberg. Poi una sfilza di magnati asiatici. Fuori dalla classifica di Wealthy Gorilla c’è Donald Trump.
E’ quasi un’immagine stereotipata: politico uguale soldi. E molto spesso non è una concezione lontana dal vero. Entrare in politica, vuoi per dinamiche partitistiche o per responsabilità pesanti qualora si dovesse ricoprire un’importante carica pubblica, significa sicuramente incrementare il proprio reddito. Questo è un tema che non ha fatto solo discutere ma anche arrabbiare nel corso della storia. Tanto che, solo pochi mesi fa, si era valutato di dare una sforbiciata al numero dei parlamentari italiani al fine di risparmiare qualche soldo.
Una strategia che non è detto possa funzionare ma che, per la pancia del Paese, risulta il minimo da fare per equiparare i privilegi. I quali, per chi fa politica, sono molti e, molte volte, tutt’altro che necessari. Poi viene il discorso dei compensi. Alti, altissimi in alcuni casi. Tanto che, stando alla classifica di Wealthy Gorilla, a livello globale c’è davvero chi in politica è diventato nababbo. Spesso i vertici del welfare mondiale lo detengono grandi imprenditori (ad esempio Elon Musk e Bill Gates). Ma anche politici importanti possono dire la loro. E farlo a voce grossa.
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La prima sorpresa è che fra i paperoni della politica internazionale non figura Donald Trump. Il Tycoon, il miliardario per eccellenza, quello che vince lo stereotipo del riccone che fallisce in ambito politico (quello introdotto da Citizen Kane, per intenderci), non è fra i più abbienti del mondo. Chissà se su questo ha influito il fatto che non sia più presidente o le difficoltà attraversate a causa della sua burrascosa uscita dalla Casa Bianca. Fatto sta che prima di lui di Tycoon ce n’è un altro, anche se dell’altra sponda politica: Michael Bloomberg, ex sindaco di New York ed ex candidato alle primarie democratiche del 2020. Per lui c’è il secondo posto, con ben 56 miliardi di dollari.
Una beffa per Trump, doppia se si pensa a chi è il primo in graduatoria. Vladimir Putin, eterno rivale degli States e capofila dei politici ricconi, con ben 70 miliardi stimati. Curioso che i primi due in lista siano proprio due esponenti degli ex superblocchi che per cinquant’anni tirarono le fila della politica mondiale nel Novecento. Anche perché, dietro di loro, ecco una sfilza di businessman asiatici, dal terzo posto del principe thailandese Maha Vajiralongkorn (30 miliardi) al quarto di Sheikh Mansour bin Zayed Al Nahyan (su per giù 30 anche lui), premier degli Emirati Arabi.
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Posizioni alte anche per il principe saudita Alwaleed Bin Talal Alsaud, con 20 miliardi, seguito dal sultano del Brunei Hassanai Bolkiah Mu’izzaddin Waddaulah, con altri 20. Poi altri esponenti della Penisola arabica come il presidente emiratino Shaikh Khalifa Bin Zayed Nahyan (18 miliardi) e il governatore di Dubai Shaikh Mohammed bin Rashid al Maktoum (14). Per incontrare il primo non asiatico dopo le prime due posizioni, occorre scendere al decimo posto. Occupato nientemeno che dall’europarlamentare Silvio Berlusconi, per il quale Wealthy stima 8,5 miliardi. Davanti a lui, il principe saudita Mohammed bin Salman (10 miliardi).