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Lavoro e pensioni

Quota 100 si “cristallizza”: è possibile usufruirne anche dopo la fine

La “cristallizzazione” di quota 100 permetterà di usufruirne anche dopo il 31 dicembre di quest’anno, data della sua scadenza.

 

La scadenza di quota 100 è sempre più vicina e cosi in molti stanno cercando velocemente di usufruire della pensione anticipata.

La quota 100 era stata istituita il 28 gennaio 2019 con il Governo Conte rappresentando tutti quei lavoratori che avessero raggiunto 62 anni di età con 38 anni di contributi di poter andare in pensione anticipatamente.

Questa modalità è stata inserita come un’aggiunta della Pensione Fornero, ovvero la pensione anticipata e la pensione di vecchiaia.

Quest’anno però, esattamente il 31 dicembre, la legge avrà una scadenza: in molti stanno cercando di effettuare la domanda al più presto possibile, cosi da non perdere il diritto della pensione anticipata.

Anche la commissione europea non sembrerebbe aver approvato definitivamente la quota 100. Al momento però il pensiero più importante per il governo sembrerebbe essere il recovery found, dunque le pensioni dovrebbero passare in secondo piano.

C’è anche una buona notizia per chi potrà usufruire dei favori di quota 100: l’articolo 14 del Dl n. 4/2019 aveva introdotto, per il triennio 2019/2021, oltre a dare il privilegio di usufruire della pensione anticipata potrà anche usare il «principio della cristallizzazione del diritto a pensione». Quindi il lavoratore che avrà raggiunto i dati anagrafici e dei contributi potrà usufruire del beneficio anche successivamente.
Per il dopo quota 100 si pensa intanto ad altre soluzioni. La proposta arriva da uno dei portavoce del PD Graziano Delrio, che ha proposto la “quota 92”: “Per un Italia più giusta. Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d’età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi”.

Questo sistema però al momento non è stato preso in considerazione, dato che potrebbe avere una forte ripercussione sugli assegni. Infatti la percentuale degli assegni dati potrebbe addirittura arrivare al 34%.

Un’altra modalità potrebbe diventare quota 102 ovvero la pensione ottenuta  a 64 anni con 38 anni di contributi. Anche questa è un’ipotesi varata ed al momento presa in considerazione.

Sarà difficile per Mario Draghi, che dovrà intrattenere anche una discussione con i sindacato e trovare una soluzione che alleggerisca un po’ le tensioni create da queste ultime dinamiche, come è stato anche per l’arrivo delle pensioni di marzo.

Bisognerà dunque trovare un modo per inserire le pensioni nella spesa pubblica in modo che non pesino eccessivamente al conto finale.

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Francesco T