Attenti alle lettere sul ricalcolo degli assegni delle pensioni inviate dall’Inps, con relativa richiesta di restituzione delle somme. L’istituto, infatti, non sempre ha ragione e per questo è bene sapere cosa fare per tutelarsi.
Il lavoro è senz’ombra di dubbio molto importante, in quanto ci permette di ottenere quella fonte di reddito necessaria per soddisfare le varie esigenze personali e della propria famiglia. Allo stesso tempo si rivela essere spesso una fonte di problemi, per via delle varie scadenze e impegni da rispettare e per questo motivo sono davvero in molti a non vedere l’ora di raggiungere l’età della pensione. Un momento particolarmente importante della propria esistenza, durante il quale potersi finalmente dedicare alle proprie passioni.
Non è un caso che il tema delle pensioni abbia da sempre destato particolare interesse, con molti che sono in attesa di scoprire quali saranno le novità introdotte con la riforma delle pensioni, che dovrà fare i conti, ad esempio, con l’addio di quota 100. Intanto, però, a destare interesse sono le lettere inviate dall’Inps ad alcuni pensionati con il ricalcolo delle pensioni e la richiesta della restituzione di somme che sarebbero state indebitamente percepite. Lettere che non possono passare inosservate e che finiscono per gettare nel panico coloro che ricevono tali comunicazioni. Proprio per questo motivo è bene sapere che difendersi è possibile. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo come fare.
LEGGI ANCHE >>> Lavoratori notturni, andare in pensione in anticipo è possibile: ecco come
L’Inps ha inviato delle lettere ad alcuni pensionati con la richiesta di restituire delle somme che a quanto pare avrebbero percepito senza averne diritto. Richieste che non possono passare di certo inosservate, con la maggior parte dei pensionati che decidono di pagare immediatamente quanto richiesto, pur di non avere problemi con l’ente. A differenza di quanto si possa pensare, però, non sempre bisogna mettere mano al portafoglio e per questo motivo è sempre bene informarsi e agire in modo tale da tutelarsi. Ma come fare?
A tal fine prendiamo come esempio le vicende raccontate da Il Giornale, riguardanti i casi di due pensionati che si sono visti recapitare a casa proprio delle lettere di questo tipo, con la richiesta di restituire rispettivamente 30 mila e 15 mila euro. In quest’ultimo caso addirittura con prelievo diretto di 200 euro al mese dalla pensione del destinatario della lettera. In entrambi i casi è stato presentato ricorso che è stato accolto. Il primo, quindi, non dovrà restituire i 30 mila euro richiesti, mentre il secondo si vedrà restituire anche i soldi che l’Inps ha prelevato fino a quel momento ogni mese dal suo trattamento pensionistico.
LEGGI ANCHE >>> Pensioni, quota 41 a rischio? Ecco cosa potrebbe accadere con il Governo Draghi
Il motivo di queste decisioni è da rinvenire nel fatto che in entrambi i casi a commettere l’errore di calcolo è stato l’istituto. Proprio per questo motivo non può richiedere la restituzione dei soldi. Se invece è il pensionato a commettere dolo, fornendo ad esempio una falsa dichiarazione, ecco che è obbligato a restituire quanto percepito in modo indebito.