Disabilitare un account Facebook senza motivo può comportare vari rischi. Come comportarsi se succede?
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Un eventuale ban immotivato o fondato su motivi pretestuosi o falsi, può essere considerato una lesione alla libertà di espressione. Ed è stato proprio così per l’uomo che si è visto bannare e rimuovere due pagine di collezionismo e storia militare a Bologna. Il titolare dell’account si è mosso dopo ben sette mesi, ma il suo ritardo non è stato d’impedimento, per il giudice, nel riconoscergli ragione e quindi decretare il suo diritto al ristoro dei danni.
Nel caso di specie, il tribunale ha accertato che la cancellazione dell’account social non era imposta da alcuna esigenza oggettiva: si sarebbe insomma trattato di una condotta contrattuale scorretta, contraria ai doveri di buona fede e correttezza.
“Facebook non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero”. Il magistrato quindi condanna Facebook, perché il pericolo si presenta non certo in quei casi in cui, da un profilo personale. Si possono definire “reati” o gravi comportamenti, azioni come incitamento all’odio razziale, alla violenza, ecc.), ma Quando la valutazione alla base del ban, verte su ragioni politiche, sulla semplice diversità delle idee e, quindi, su arbitri da parte della società, non si commette reato e non c’è necessità di bloccare il profilo. Ma Come si può rimediare al danno fatto da parte del colosso dei Network?
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Cancellare un profilo è un’azione irreversibile e non si può certo rimediare creando un nuovo profilo personale e nuove pagine visto che resta evidente la perdita della rete di relazioni. Per cui, il tribunale ha contrattato un risarcimento ben 10.000 euro per la chiusura del proprio profilo e 2.000 euro per ciascuna delle 2 pagine cancellate.