La Banca centrale europea mantiene la calma sull’aumento del debito dell’amministrazione pubblica: inflazione e tassi d’interesse bassi.
Il debito italiano sale alle stelle, ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Dopo un aumento nel 2021 di circa 3 milioni tra gennaio 2021 e il 2020, adesso la situazione sembra ancora più drammatica, ma non per la Banca Centrale Europea.
Le cause principali dell’aumento sembrano l’aumentare delle disponibilità di contante liquido del Tesoro e della necessità sempre più impellente di nuovi fondi data dalla Pubblica Amministrazione.
A fine 2020 il debito era arrivato a 2569,2 miliardi (+159,3 miliardi in un anno), mensilmente in costante ascesa di 13,2 miliardi, un tasso di variazione ben superiore a quello dei 2,4 miliardi mensili del 2019 e dei 4,3 miliardi del 2018. Nel 2019 la crescita del debito era stata di 29,5 miliardi (+1,24% dal 2018), nel 2018 di 51,6 miliardi (+2,22% dall’anno precedente).
Dunque se la situazione economica è cosi difficile, per quale motivo la BCE afferma di non preoccuparsi? Perché per il momento inflazione e tassi di interesse sono estremamente bassi e contenuti, dunque per il momento possono essere inseriti nel bilancio senza dover rivenderne le obbligazioni e senza intraprendere il “tapering”.
Spieghiamo meglio però questi termini cosi tecnici: con inflazione si intende quell’aumento nel tempo di beni e servizi in modo esponenziale che porta di rimando ad una caduta totale del valore monetario.
Il tasso di interesse è un costo aggiuntivo che viene richiesto da un creditore per un prestito elargito ad un debitore.
Infine il tapering, un’azione economica che può essere svolta solo da una banca centrale e che si rivela quando appunto la suddetta banca vuole diminuire lo stimolo dell’economia, più facilmente una diminuzione delle azioni monetarie effettuate generalmente dalla banca.