Il Decreto Sostegno porterà in dote il riequilibrio delle pendenze: la Pace fiscale pensato come strumento di sgravo per i contribuenti in difficoltà. Ecco come.
Riforma fiscale è una locuzione che è ormai pane quotidiano nell’ampio discorso che riguarda il Decreto Sostegno. Un provvedimento pronto a entrare in vigore per regolamentare i sostegni economici per gli italiani in difficoltà. Ma anche per fornire una più equa politica fiscale. Del resto, negli ultimi giorni si è parlato spesso di come regolare la potenza di fuoco delle cartelle esattoriali bloccate a inizio pandemia ma ancora in accumulo nell’archivio dell’Erario. La proroga delle scadenze sembrava la soluzione più a buon mercato ma, in un’ottica di progressività, si è iniziata a valutare una strategia diversa.
Troppi crediti in attesa di evasione e troppa poca disponibilità economica da parte dei debitori. Un mix di fattori che, da più parti, ha visto come possibile risoluzione quella del saldo e stralcio, perlomeno per quelle cartelle esattoriali (inclusi i pagamenti arretrati di multe e Bollo auto) inferiori a una certa soglia. Una soluzione di compromesso, utile a smaltire i crediti arretrati e a sgravare il peso fiscale sui contribuenti più in difficoltà. Una valutazione non priva di una certa dose di contraddittorietà.
Sul tavolo (e in parte in bozza) ci sono le novità relative proprio al Saldo e stralcio 2021. Il tutto, naturalmente, in nome della Pace fiscale che andrebbe a operare un colpo di forbice su quei crediti inevasi di importo inferiore a 5 mila euro. A patto, però, che le cartelle siano state emesse nel periodo compreso fra il 2000 e il 2015. Un quindicennio di crediti che, sicuramente, andrebbero ad alleggerire gli archivi dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, rendendo possibile l’emissione di quelle relative ai nuovi crediti.
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A compensazione di quei dubbi emersi nei giorni scorsi, si valuta anche il rimborso per coloro che, sempre in relazione ai periodi di riferimento, hanno già saldato le pendenze nei confronti dello Stato. Il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, ha parlato proprio di “pulizia del magazzino da tutte quelle posizioni che sono difficilmente recuperabili“. Un cumulo di arretrati che, per l’Agenzia delle Entrate, rappresentano più un costo che dei potenziali rientri. Basti pensare che le cartelle emesse fra il 2000 e il 2015 costituiscono addirittura il 70% del totale dei crediti inevasi, per un totale di 677 miliardi.
Una vera e propria bomba fiscale che, secondo un’ulteriore suddivisione, parlano di 344 miliardi fra il 2000 e il 2010 e altri 333 fra il 2011 e il 2015. Quasi tutti ritenuti praticamente impossibili da saldare. Motivo, le condizioni di difficoltà portate dalla pandemia che, anche sul lungo periodo, mettono in dubbio la ripresa del welfare generale. Per quanto riguarda i rimborsi, a farsene carico sarà la stessa Agenzia delle Entrate, senza limiti di importo. L’unica condizione per la restituzione riguarderà lo stato del beneficiario: indispensabile non avere altre pendenze.