Superati gli scetticismi: la misura del Reddito rimarrà ma sarà soggetta a un rifinanziamento per sopperire all’incremento della povertà nel nostro Paese.
Resterà il Reddito di cittadinanza. Il governo Draghi sembra si sia infine convinto dell’utilità della misura che fu colonna portante del Conte I e che, in tempi di emergenza prolungata, continua a mantenere una certa rilevanza per i redditi più bassi nel nostro Paese. Anche perché, proprio in virtù della situazione economica legata alla pandemia, coloro che necessitano di un’assistenza sono aumentati e anche di parecchio rispetto ai numeri registrati fin qui. Colpa della crisi e di tutto ciò che a essa è connesso.
E l’Istat ha inquadrato alla perfezione il cambiamento, parlando di oltre 2 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta. Numeri drammatici, che la dicono lunga sugli effetti sortiti dal coronavirus. E, anche se il decreto Sostegno è in arrivo, che sembrano destinati a peggiorare visto che l’emergenza pare tutt’altro che intenzionata a rientrare. L’obiettivo delle nuove restrizioni è ridurre la curva dei contagi e assestare il Paese su una convivenza sostenibile con il virus, una strategia non diversa da quella adottata anche nei mesi scorsi.
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Al momento, comunque, il Reddito di cittadinanza rappresenta una misura importante. Il decreto n. 4 del gennaio 2019, con 7,2 miliardi di stanziamento, era destinato a una platea di beneficiari pari a 1,2 milioni di nuclei familiari, segnalati dal proprio reddito come in estrema condizione di povertà. All’epoca, non tutti i poveri assoluti rientravano nella misura ma, chi non era rimasto escluso, aveva potuto iniziare a beneficiare dei fondi di sostegno al reddito. Circostanza che anche oggi dovrebbe restare come forma di supporto alle famiglie.
Anzi, nei giorni scorsi, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando ha messo in piedi il Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza. Un pool già previsto dal decreto che ha posto le basi del sussidio anti-povertà ma che, finora, non era entrato in funzione. L’obiettivo è guidare il rifinanziamento (si parla di un miliardo di euro) e attuare le modifiche necessarie a rendere più efficace la misura. Sopperendo alle lacune che hanno favorito i furbetti e aprendo a coloro che ora si trovano nelle medesime condizioni di chi già ne beneficiava.