I ricercatori americani, in collaborazione con l’Università del Queensland, avrebbero scoperto che l’intelligenza dei bimbi nati in inverno sarebbe più sviluppata.
Sono diversi i modi che, secondo tradizioni popolari, possono indicare quando nascerà un bambino e, soprattutto, se sarà un maschietto o una femminuccia. Pochi sanno, però, che c’è anche un altro dettaglio importante, spesso trascurato ma, a quanto pare, in grado di dirci parecchio sulla nostra natura e, nello specifico, sul nostro grado di intelligenza. Può sembrare strano ma in ballo non ci sono fattori genetici o delle abilità particolari ma qualcosa che dipende tutt’altro che da noi: la nostra data di nascita.
Esatto. Il giorno in cui siamo nati, potrebbe indicarci qualche informazione significativa sulle nostre capacità intellettive. E’ la scienza a interessarsi a questo aspetto del nostro essere, perlopiù ritenuto poco significante ma, in qualche modo, una sorta di identikit su alcuni aspetti della nostra vita. Anzi, lo studio in questione azzarda nel dire che, forse, il nostro mese di nascita potrebbe dirci quanto siamo intelligenti.
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Cosa c’entra la data di nascita con l’intelligenza? Uno studio particolare
Gli studiosi non arrivano da chissà quale remota accademia ma dalla prestigiosa Università di Harvard, in collaborazione con quella del Queensland. E, secondo quanto riferito dall’Independent Journal, i risultati sono stati estremamente sorprendenti. Ventunomila bambini, di età diverse, sono stati presi in esame sulla base di un piccolo test di intelligenza raffrontato poi alle date di nascita. Il risultato emerso è stato sorprendente: i ricercatori, infatti, hanno notato come i bimbi nati nei mesi invernali tendevano a raggiungere più degli altri gli obiettivi fissati dal test. Ma non solo: addirittura fisicamente, i bambini nati nei mesi invernali apparivano più prestanti.
In sostanza, secondo la ricerca, essere nati in inverno significherebbe essere più intelligenti. E questo non sarebbe un fattore casuale ma nascerebbe tutto in modo spontaneo. Influirebbe infatti sia la dieta che la mamma segue nei primi mesi di vita che aspetti esterni ed eventuali come le influenze durante la gravidanza. Il calcolo è il seguente: qualora una mamma partorisca nei mesi caldi, significherebbe l’aver trascorso la parte finale della gravidanza in un periodo che corrisponde a un minor consumo tendenziale di vitamine. Circostanza che capiterà di nuovo alla fine dell’allattamento. Una teoria opinabile naturalmente. E di opinioni discordanti ne sono state sollevate parecchie.