Un vertice fruttuoso quello avvenuto nella sala verde di Palazzo Chigi fra i vertici delle principali sigle sindacali italiane (Cgil, Cisl e Uil) e il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Sul tavolo, il patto sul rinnovo dei contratti pubblici che ha visto un’importante fumata bianca, frutto dell’intesa raggiunta fra governo e segretari generali dei sindacati dei lavoratori. Un arrivo a dama salutato anche dal premier Mario Draghi, che parla di un “piano di rilancio e resilienza” che richiede ” nuove professionalità e nuove forme di lavoro” accompagnate da nuove regole.
L’incontro con Luigi Sbarra (Cisl), Maurizio Landini (Cgil) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) mette sul piatto il rinnovo del contratto con 107 euro in più e una regolamentazione dello smartworking anche sul piano contrattuale. Un discreto passo avanti, come precisato da Draghi, secondo il quale il “buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società”. Del resto la quadratura del cerchio non era scontata, specie in un momento storico in cui la questione lavorativa è più che mai aperta e la crisi occupazionale si ripercuote anche sull’ambito pubblico.
Il piano anti-crisi si fonda su due fondamentali pilastri: da un lato la creazione di “buona occupazione”, dall’altra un patto di coesione sociale. Due fattori interscambiabili come ricorda Draghi, ognuno dei quali dipende dall’altro. Il nome è Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’obiettivo non è uno ma sono quattro.
LEGGI ANCHE >>> Sciopero delle partite iva: in piazza per continuare a vivere
LEGGI ANCHE >>> Bonus edilizi, perché è meglio preferire la cessione scritta