Faceva parte di un giro legato a criminali nigeriani che effettuavano delle truffe online. Ad denunciare tutto l’intervento di PosteItaliane.
Tentavano di non far rilevare i loro movimenti, con piccoli importi per non farsi scoprire.
Questo era il gioco sventato dagli agenti, che in unione con l’Ufficio Postale di zona hanno sventato un traffico da circa 30.000 euro.
Le piccole tranche venivano effettuate su una serie di PostePay intestate a più beneficiari. La donna è stata colta in flagrante mentre stava incassando un vaglia postale da 2.997,00 euro.
Secondo le indagini la somma riguardava un acconto versato da una terza persona, il quale senza esserne a conoscenza, stava pensando di bloccare l’acquisto di una automobile.
Perugia, truffa da più di 30.000 euro: denunciata una donna, era coinvolta in un giro criminale
Di truffe online se ne sente parlare costantemente in questo periodo, come anche quella che è avvenuta nel trevigiano, dove un libero professionista del posto ha ritrovato sul suo conto una bruttissima sorpresa, cose che probabilmente porterebbero chiunque, appena scoperto, a perdere i sensi dall’incredulità.
Tutto è incominciato con un SMS arrivato sul telefono dell’uomo, per parte della sua fantomatica banca, dove era scritto che si era rilevato un ingresso anomalo sul suo conto corrente e si consigliava di chiamare un numero call center di riferimento.
L’uomo allora chiamando il numero e parlando con il finto operatore, si è fatto guidare al meccanismo da attuare per sbloccare il conto che era stato, detto dallo stesso operatore, hackerato.
Entrando dunque nel sito della banca (anch’esso falso), il professionista ha seguito esattamente ciò che l’incaricato telefonico gli diceva, passo passo fornendo dati sensibili riguardo i suoi conti bancari con l’obiettivo appunto di bloccare l’hackeraggio.
L’uomo però non si stava rendendo conto che l’hacker lo stava truffando proprio in quel momento! Poco dopo aver riagganciato con l’operatore infatti, l’uomo ha nuovamente chiamato la banca, questa volta al contatto reale, per sincerarsi che la transazione fosse andata bene e di aver sistemato la questione.
Ad attenderlo però un’amara scoperta: mentre l’uomo forniva dati sensibili ai truffatori, gli venivano sottratti tramite varie operazioni spalmate su più codici IBAN circa 100.000 euro (esattamente 98.500) tra le operazioni andate a buon fine mentre circa 50.000 erano stati salvati per le operazioni respinte.
A quel punto però l’uomo è riuscito a congelare una parte dei soldi andati persi, effettuando poi una querela ufficiale per truffa ai Carabinieri, i quali si sono messi subito all’opera per trovare i truffatori.
Risalendo dunque alle carte che erano ricollegate ai codici IBAN sono stati rintracciati come colpevoli 11 persone, tutti pregiudicati per reati al patrimonio.