I licenziamenti mascherati sono delle modalità alternative per snellire il personale a carico ed evitare di infrangere il blocco imposto per far fronte alla crisi covid
Il blocco dei licenziamenti è uno dei rimedi attuati dal Governo italiano per aiutare i lavoratori a non perdere il posto di lavoro a causa della crisi covid. I datori dal canto loro non possono fare altro che adeguarsi a questa disposizione.
Gli imprenditori si stanno ritrovando a dover far fronte con delle serie difficoltà oggettive. Non in tutti i casi possono permettersi di continuare a pagare il personale, che a causa delle restrizioni e delle norme anti contagio non è più indispensabile come prima.
Ciò ha portato alla nascita di una spiacevole situazione che per certi versi era annunciata. Infatti sono molteplici i licenziamenti mascherati. Trattasi di manovre che portano in qualche modo il dipendente a lasciare il lavoro e quindi ad alleggerire il carico.
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Le tecniche utilizzate però sono in molti casi subdole e sgradevoli soprattutto nei confronti di coloro che hanno dei contratti a tempo indeterminato. Trasferimenti coatti, mobbing, pressioni finalizzate alle dimissioni sono tra le opzioni più gettonate. Purtroppo però in periodi di magra ognuno tende a portare acqua al proprio mulino anche con mezzi non proprio nobili.
Prendendo in esame i dati dell’Osservatorio mercato del lavoro di Milano, tra città e provincia oltre 116.482 rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono giunti al capolinea nell’anno solare 2020. Il 60% è dovuto a dimissioni. Non sempre queste sono state “volontarie”. I più fortunati hanno ottenuto la risoluzione consensuale e almeno hanno avuto una buonuscita.
Quando terminerà il periodo di blocco dei licenziamenti (dovrebbe essere prorogato almeno fino a giugno 2021) ci sarà un’ecatombe con persone che dall’oggi al domani si ritroveranno senza un impiego. Servirebbero già da ore delle politiche attive per scongiurare il peggio e dare manforte ad entrambe le parti in causa.