Diverse famiglie italiane per via della crisi covid non riescono più a far fronte alle spese del mutuo. Ciò ha comportato una spaventosa crescita del numero delle case all’asta
Uno degli effetti deleteri del covid-19 che non è ancora in cima alle cronache nazionale è quello relativo all’aumento delle case all’asta. Il 2020 in tal senso ha segnato un punto di svolta e per via della situazione che si è venuta a creare diversi appartamenti, ville ma anche alberghi e conventi sono stati venduti al miglior offerente.
A suffragare questa spiacevole situazione sono i numeri raccolti dell’ultimo rapporto semestrale del Centro Studi Sogeea. I dati trasmessi a Palazzo Madama prendono in considerazione il periodo che va da luglio 2020 a dicembre 2020.
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L’aumento è piuttosto evidente, basti pensare che il numero di immobili andati all’asta nella seconda parte del 2020 è stato di 15.146 con un aumento del 63% rispetto ai primi sei mesi “dell’anno della pandemia”. In quel caso erano finite all’asta 9.262 case.
Sandro Simoncini, leader di Sogeea oltre a dispensare i risultati degli studi condotti ha posto l’accento sulla situazione critica che sta attraversando il Bel Paese, con sempre più persone private della propria abitazione perché non riescono a far fronte alle spese del mutuo. La perdita della proprietà e la successiva vendita all’asta sono solo le logiche e spiacevoli conseguenze.
Per questo Simoncini si auspica in provvedimento degli organi della politica che possa aiutare le famiglie che stanno vivendo questo dramma per garantire loro quanto meno un tetto sotto cui vivere. Il territori più falcidiati sono la Lombardia dove sono stati espropriate oltre 2000 abitazioni e le isole maggiori dove c’è stato un incremento di quasi il 250%. Coloro che acquistano invece possono farlo a prezzi vantaggiosi, basti pensare che il 66% ha un costo che non supera i 100mila euro.