La Commissione europea preme su Palazzo Chigi: la sospensione della patrimoniale sulla prima casa non avrebbe portato benefici. Uno spettro che ritorna…
Un’altra sfida europea ma questa volta non riguarda i fondi. Sul tavolo di Bruxelles finisce una lente grossa così sul tema dell’aumento della tassazione che riguarda da vicino (anzi, da vicinissimo) l’argomento Imu sulla prima casa. Una soluzione al problema crisi che si chiama patrimoniale, un nome che spaventa ma che, vista la concezione filoeuropeista del governo in carica, non appare più così lontana dalla prossima legiferazione sul tema. Uno spauracchio che in realtà si aggira sulle teste dei contribuenti già da prima dell’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Ora, però, la questione si è fatta decisamente più impellente. Anche perché sembra essere la stessa Europa a imprimere un’accelerata in un documento redatto proprio dalla Commissione europea, con destinatari Europarlamento, Consiglio e Banca centrale europea. Un’analisi che metterebbe a nudo le lacune del sistema fiscale italiano, con un buco particolare sull’evasione fiscale (attestata addirittura al 9,4% del Pil dagli analisti di Bruxelles, pari a circa 100 miliardi) e dal carico fiscale sul lavoro. Una combinazione esplosiva di elementi.
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La Banca d’Italia ha tutt’altro che disprezzato l’analisi della Commissione europea. Il prelievo fiscale sui privati si inserirebbe nel discorso del peso sul Fisco, che verrebbe sgravato su macroaree come il lavoro e i fattori produttivi. Secondo Bruxelles il discorso è chiaro: alla sospensione della patrimoniale non è corrisposto nessun grado di efficienza, favorendo invece la tassazione sul lavoro e, di conseguenza, frenando la crescita del tessuto produttivo. Una lacuna che si sarebbe palesata in tutta la sua forza con la frenata imposta dalla pandemia.
Ora, vista una riforma fiscale in piena definizione, l’idea di vedere ripristinata una tassa che riguarderebbe il 60% dei 57 milioni di immobili di proprietà (poiché prime case) comincia a farsi largo. Anche perché con la strizzata d’occhio reciproca fra Bruxelles e Palazzo Koch l’ipotesi non sembra più tanto un’ipotesi. Uno scenario che, forse, andrebbe a favorire un mercato diverso del settore immobiliare, magari con la possibilità di acquistare in leasing come per l’automotive. Certo, non tutti avrebbero questo coraggio. Del resto, se la casa è un focolare per la vita meglio che lo sia con tutti i carismi.