Non c’è solo in ballo la mensilità di febbraio. A variare potrebbe essere la percezione del Reddito su scala annuale. Ecco chi rischia.
Nei giorni scorsi avevamo più volte affrontato il tema del Reddito di cittadinanza non pervenuto a febbraio. Le ragioni possono essere state diverse ma è anche vero che, perlopiù, il mancato saldo della mensilità è dovuta a questioni risolvibili come il ritardo nell’aggiornamento del modello Isee oppure l’aver completato le 18 mensilità di gennaio e aver inoltrato domanda per il rinnovo. Tuttavia, proprio nell’ottica di un cambiamento venturo, la questione del ripristino potrebbe non valere per tutti.
Non è un mistero che il governo Draghi abbia messo sotto i riflettori la misura del Reddito, soprattutto in virtù delle tante testimonianze su alcune percezioni arrivate in mancanza delle condizioni giuste. Al momento, tuttavia, sembra che i ritardi siano dovuti più che altro alle motivazioni suddette. Niente di più, niente di meno. Ma che la natura stessa della misura sia al vaglio dei vari Ministeri competenti non è un’ipotesi. E la sensazione è che le cose possano cambiare, anche a breve termine.
Nelle ultime settimane se ne è discusso parecchio. La mensilità di febbraio non è stata pagata ad alcune categorie di percepenti ma le ragioni non sono sempre le stesse. Tuttavia, al di là di qualche difetto di forma, l’Inps ha provveduto a sospendere l’erogazione solo nei casi in cui i requisiti necessari al sussidio non siano stati ottemperati e comunicati all’ente. A ogni modo, in quei casi lì, recuperare quanto perso non è poi così complicato. Anzi, per chi si è rimesso a paro già nel mese di febbraio, a marzo l’accredito sarà addirittura doppio. Naturalmente non sarà un premio ma solo l’equiparazione di quanto sospeso nella mensilità precedente.
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Può accadere, però, che sussistano altre ragioni per le quali il Reddito di cittadinanza possa sfumare. Fra queste, naturalmente, il venire a mancare delle condizioni reddituali ma anche l’averlo percepito indebitamente. E questo è accaduto fin troppe volte nell’ultimo periodo, pur riguardando una minima parte rispetto alla maggioranza che invece fa affidamento pieno sul Reddito di cittadinanza.
Tuttavia, sui controlli incrociati arriva la notizia peggiore. Dal momento che, quando l’Isee si rinnova, vengono a galla tutte le eventuali variazioni del reddito familiare, l’Inps si aggiorna sui dati riferiti al periodo fra l’1 gennaio e il 31 dicembre del 2019. Prima della pandemia. E qualora le condizioni familiari fossero migliorate, per un anno potrebbe sfumare. Basterebbe una semplice variazione del numero dei familiari. In tal caso, oltre all’Isee, sarebbe necessaria una nuova domanda e un nuovo iter. Meglio informarsi per tempo.