Un testo approvato nel 2012 e rinnovato nel 2015, la legge “Salva suicidi” può rappresentare una possibile risoluzione di pesanti crisi di sovra indebitamento. Ma non sempre si ricorda.
In tempo di pandemia appare chiara una cosa su tutte: la sofferenza è il comune denominatore, in tutte le sue declinazioni. La crisi economica si affianca all’emergenza sanitaria e quello che ne viene fuori, in molti casi, non sono solo difficoltà oggettive in termini di sostentamento ma vere e proprie situazioni di infelicità. E di rischio anche, poiché secondo una recente ricerca Doxa almeno 6 famiglie su 10 hanno dichiarato di far fatica ad arrivare alla fine del mese. Altre 3 su 10, invece, hanno sostenuto che non sarebbero in grado di far fronte a una spesa imprevista di 2 mila euro.
Un quadro sconfortante ma che la dice lunga sul clima di sofferenza generale che la pandemia ha provocato. Il problema, infatti, non è solo la debolezza economica dell’intero tessuto sociale ma anche il generale clima di sfiducia nei confronti del futuro. L’incertezza di una ripresa che continua a essere rimandata, di una situazione sanitaria che non accenna per ora a migliorare. L’unica speranza, quella dei vaccini, è funestata da una paura quasi più grande di quella di ammalarsi: contrarre troppi debiti ai quali far fronte.
Anche su questo punto intervengono i ricercatori: 277 mila miliardi di dollari sarebbe il debito totale accumulato. L’Italia non fa eccezione sul piano del debito: almeno due milioni di famiglie si troverebbero in condizione di sovraindebitamento, non riuscendo più a ottemperare agli impegni finanziari presi (primo fra tutti il mutuo), tant’è che solo nel 2019 si è assistito alla messa all’asta di quasi 250 mila case.
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Crisi debitorie, l’ancora dimenticata della legge “Salva suicidi”: ecco cos’è
Le famiglie, naturalmente, pagano il prezzo maggiore anche sul piano personale. Negli ultimi 8 anni, infatti, almeno 1.200 persone avrebbero deciso di togliersi la vita, a fronte di situazioni di indebitamento troppo gravi per continuare a farvi fronte. Un andamento terrificante che, qualche anno fa, spinse l’allora governo Monti a varare la cosiddetta legge “salva suicidi”, datata 27 gennaio 2012 e pensata proprio per situazioni di sovraindebitamento. Una legge che torna a galla anche oggi, visto il timore che la situazione pandemica possa indurre potenzialmente altre persone su questa strada.
La legge, infatti, prevedeva per i privati cittadini (considerati soggetti non fallibili) una sorta di percorso di risoluzione della condizione debitoria, con la sola eccezione dei casi in cui la contrazione di debiti eccessivi sia dovuta ad atteggiamenti dolosi. Una legge che, in qualche occasione, ha consentito a situazioni creditizie assai complicate di essere risolte. Un deterrente alla crisi non solo per le famiglie ma anche per numerosi imprenditori. E, soprattutto, un appiglio contro società di riscossione particolarmente solerti in una fase in cui l’incertezza regna sovrana e gli introiti viaggiano a ritmi lenti.