La fine di un rapporto matrimoniale può avvenire per infinite ragioni. Nei casi più gravi, però, scatta l’addebito. Un’eventualità meno terrificante di quanto non sembri.
Ai fini dei vari accomodamenti successivi, le motivazioni per le quali un matrimonio è finito contano fino a un certo punto. La legge mette in conto diverse possibilità che non prevedono una colpa specifica (ad esempio il disinnamoramento, piuttosto che il disaccordo su questioni di interesse comune), circostanza che mette le responsabilità dei partner praticamente sullo stesso piano. Questo in linea generale e solo in funzione di una particolare casistica. Esistono infatti ben altre ragioni per le quali un matrimonio giunge al capolinea. E, in questi casi, i ragionamenti da fare sono ben più complessi.
In casi di gravi (e naturalmente accertate) responsabilità di uno dei due coniugi, scatterà sì la separazione ma non, per così dire, in buona. Il giudice, infatti, potrebbe pronunciare la sentenza che attribuisce l’addebito all’ex coniuge ritenuto responsabile di casi di una certa rilevanza, ritenuti la ragione principale del divorzio. In questo caso, in termini tecnici, si parlerà di addebito della separazione.
Responsabilità precise significa nella fine della relazione significa doversele assumere anche quando questa finisce. Tuttavia, non si tratta di vere e proprie sanzioni, quanto più, come si diceva, un’assunzione di consapevolezza sul fatto di aver giocato il ruolo decisivo nell’interruzione del rapporto matrimoniale. Per addebito, infatti, si intende un pronunciamento del giudice che non riguarda solo la cessazione del matrimonio ma anche l’accertamento di violazioni commesse da uno o dall’altro partner delle stesse norme matrimoniali. In sostanza, uno dei due viene riconosciuto “colpevole” della separazione.
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Quando il matrimonio finisce… male: responsabilità certe e l’addebito scatta
In questi casi, quindi, si parla di separazione con addebito. E le responsabilità possono essere molteplici: ad esempio il tradimento, l’abbandono della casa senza ragioni valide, violenze (sia fisiche che morali) o comportamenti gravi verso i propri figli. Ma anche ragioni economiche, come la mancata e ingiustificata partecipazioni alle spese familiari, così come la dilapidazione del patrimonio familiare.
Tuttavia, contrariamente a quanto la parola potrebbe far pensare, non si tratta di subire punizioni pecuniarie ma solo dei divieti. Vedersi attribuito l’addebito significherà l’impossibilità di chiedere l’assegno di mantenimento né avanzare diritti sull’eredità del coniuge. Per “pene” più gravi, in caso, si potrebbe richiedere il risarcimento del danno. Ma l’iter sarebbe differente e solo per colpe particolarmente serie.