Come spiega la sorella Ilaria Cucchi, la vendita è stata decisa molto semplicemente e banalmente per una questione economica.
I Cucchi hanno deciso di vendere l’appartamento di Stefano. La decisione è stata presa per una motivazione estremamente banale, ma sempre significativa: per difficoltà economiche.
Sulla questione si è espressa la sorella di quel ragazzo che nel 2009 fu vittima di un pestaggio a morte da parte di quei poliziotti che lo avevano arrestato, Ilaria Cucchi:
“La casa di Morena i miei genitori l’avevano comprata per Stefano. Era nel programma consigliato dagli operatori del Ceis (ai quali si era rivolto per superare la tossicodipendenza, ndr), a loro lui aveva scritto la notte del 21 ottobre 2009. Poche ore prima di morire. Aveva raccolto tutte le sue ultime energie per chiedere loro aiuto. Questa lettera i cui caratteri esprimono drammaticamente il suo dolore ma anche la sua disperata voglia di vivere nonostante le gravissime lesioni subite dopo il suo arresto”.
Ilaria quella casa la vedeva come un fallimento da parte della famiglia, probabilmente pensando di poter aiutare di più Stefano, salvarlo da quella orribile morte avvenuta più di 10 anni fa:
“Mamma e papà hanno continuato a pagarne il mutuo fino a che hanno potuto. Per fare questo sono rimasti indietro con le rate di casa loro. Non era possibile andare avanti oltre ed allora ho deciso di vendere la casa di Stefano. Confesso che non la amavo, quella casa, perché era il teatro del nostro fallimento. E poi, quando vi sono entrata dopo la sua morte, vi ho visto, appesa sulla parete e ben visibile, una grande fotografia con il mio volto. Quattro giorni fa l’abbiamo venduta. Un momento tanto triste”.
“Tra le accuse più assurde che mi vengono rivolte è che mi sono arricchita con la morte di mio fratello. Quei soldi sono serviti a vivere, a rimediare ai danni lavorativi e alle spese processuali di questi undici anni. La nostra situazione patrimoniale è devastante. Purtroppo 11 anni sono tanti. Quei soldi sono serviti ad andare avanti e sul conto non è rimasto più niente”.