La sentenza della Corte Costituzionale pone un freno alla disparità fra licenziamenti economici e quelli per giusta causa, disponendo il reintegro.
I motivi economici non giustificano il licenziamento. Anzi, qualora accada, il lavoratore deve essere riassunto. La Corte Costituzionale rispedisce al mittente la strategia della Legge Fornero sui licenziamenti, decretando inattuabile il principio della cessazione del rapporto di lavoro per ragioni legate a ragioni economiche. Sul piano del reintegro, quindi, la questione non si confà alla discrezionalità del giudice. Come precisato da un comunicato dell’Ufficio stampa della Consulta, viene ritenuto irragionevole, qualora vi sia insussistenza del fatto, “la disparità di trattamento tra il licenziamento economico e quello per giusta causa”.
In data 25 febbraio, dunque, la Corte Costituzionale ha ritenuto fondata la questione dell’illegittimità sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. In questo particolare passaggio, si evidenziava come il giudice possedesse la facoltà, piuttosto che l’obbligo, di decretare il reintegro del lavoratore in caso in cui il licenziamento (pur se avvenuto per giustificato motivo) sia basato su fatti insussistenti in modo manifesto.
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No ai licenziamenti “economici”, cosa prevede la normativa
Una sentenza che ricalca quanto già accaduto con il Jobs act, la riforma del lavoro pensata dall’allora governo Renzi. Depennando in particolare l’articolo 3, comma 1, del D.Lgs n.23/2015. Un punto focalizzato in merito al contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il quale prevedeva in modo rigido l’indennità al lavoratore licenziato in maniera ingiustificata. La decisione dei giudici disponeva che tale impostazione fosse “contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione”.
In sostanza, la questione della legittimità ha trovato accoglienza, con disposizione sul programma da adottare in caso vi siano casistiche equiparabili tra licenziamento economico e per giusta causa, ritenendo irragionevole la disparità di trattamento. La sentenza verrà depositata nei prossimi giorni, probabilmente già in settimana. Un ulteriore revisione di una Legge che, fin dagli esordi, continua a ispirare giudizi contrastanti.