Infermieri, i combattenti nei reparti. Ecco quanto guadagnano e quale è il loro stipendio in base alla specializzazione.
I medici, a cui è riconosciuto il difficile compito di salvare la vita dei pazienti, e gli infermieri, motore dei reparti. Dalla dermatologia alla chirurgia, se dovessimo chiedere a un medico a capo di un reparto cosa desidererebbe di più tra un nuovo medico e un nuovo infermiere a sua disposizione, in molti risponderebbero con il secondo.
E allora, entriamo nel merito e capiamo cosa serve per fare l’infermiere. E soprattutto, è un lavoro ben retribuito? E nel resto del mondo?
La strada per diventare infermiere è per ampi tratti ormai battuta. Il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502 e successive modificazioni, al tempo, regolarizzò il sistema della formazione e introdusse alcuni percorsi universitari triennali. Tra questi si costituì il grande blocco delle professioni sanitarie, un vastissimo arco di competenze di competenze che andavano dalla Scienze Infermieristiche in senso stretto fino all’ostetricia o alla perfusionistica. Insomma, ora ogni infermiere può specializzarsi in qualcosa.
Il percorso di studi è diviso in due parti. La laurea di primo livello, e la magistrale. Per accedervi è necessario un test, che si sostiene per il percorso delle professioni sanitarie. In fase di iscrizione si indicano poi le preferenze rispetto a quale campo approfondire. Il percorso di studi si sviluppa tra studi teorici di stampo scientifico, attività pratiche e tirocini nei reparti ospedalieri. Ognuna di queste attività ha una sua propedeuticità, e dunque se nel proprio percorso non si sostiene uno di questi esami allora non è possibile procedere all’anno successivo.
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Il momento più importante del percorso di studi per gli infermieri, è sicuramente il momento del tirocinio, il vero momento di formazione. Durante questo passaggio lo studente comprende sul campo la vera missione della professione. Nonostante la richiesta di competenze tecniche, quello dell’infermiere rimane un lavoro empirico e in un certo qual modo manuale. L’infermiere è la connessione con i pazienti ed è l’esperienza a rendere un operatore sanitario più o meno competente. Certo, aver costruito dei professionisti con profonde tecniche ne ha certamente accresciuto il prestigio culturale. Che sempre bene fa.
Gli infermieri si occupano di diversi compiti nel corso della loro giornata professionale, non per altro è notoriamente un lavoro faticoso e usurante. Mentalmente e fisicamente, senza considerare il rapporto con medici da una parte e pazienti dall’altro.
Un rapido riassunto dei loro compiti, per lo meno quelli certificatamene loro, considerato tutto il surplus che viene chiesto loro. Si comincia con la presa in carico del degente, ovvero è a loro che tocca il compito di accogliere il paziente e il suo nucleo familiare, identificare e valutare i bisogni assistenziali per poi individuarne le priorità. Poi è l’infermiere che si occupa della pianificazione assistenziale e dell’erogazione dell’assistenza, dopo che il medico di turno ha preparato la terapia.
Nel novero delle moltissime attività da svolgere, c’è anche quello di sensibilizzare il nucleo familiare nel proseguire l’assistenza del paziente anche a casa. E, come se non bastasse, è costretto a conseguire i crediti Ecm. Anche per loro, come ormai per tutte le professioni, è necessario il continuo aggiornamento oltre che all’applicazione per efficientare il lavoro di gruppo.
A tutto questo, è giusto sottolineare che nei mesi della pandemia sono stati aggiunti altri compiti, quelli che nessuno insegna. Agli infermieri, oberati di lavoro e proiettati da una parte all’altra dell’ospedale, è stato chiesto anche di essere ancora più dolci ed umani con i pazienti. Nell’anno appena trascorso i nostri malati sono stati soli, e abbandonati forzatamente dalle famiglie nei loro letti d’ospedale. Unico modo che avevano per parlare con le famiglie sono state le mani degli infermieri che tenevano loro i telefoni. Un compito, come detto, che non insegna nessuno ma che non va mai dimenticato. In ospedale serve gente umana.
Tre anni di studio obbligatori, all’interno tirocini curriuculari e poi una volta in ospedale molto lavoro. Guadagneranno tantissimo gli infermieri. E invece. In Italia gli infermieri guadagnano benino, non bene. Va detto che dal 2009 al 2018, ultimo adattamento contrattuale per gli impiegati pubblici, la retribuzione è sostanzialmente salita. Così come il costo della vita, per essere onesti.
Lo stipendio medio di un infermiere ammonta a circa 26.400 euro lordi all’anno, che vuol dire parlare di 1.450 € netti al mese. Una cifra che si attesta a 100 euro di meno rispetto alla retribuzione media del paese. Ovviamente, parlando di una media esistono casi e casi. L’operatore sanitario part-time o quello che lavora in cooperativa hanno paghe decisamente inferiori come i 1.150 € netti al mese. Al contrario, però, esistono anche posizioni professionali più remunerative. Un infermiere esperto può guadagnare da 1.800 € fino a 2.300 € netti.
Prendiamo ad esempio l’infermiere dell’elisoccorso: guadagna il 45% in più della media, con emolumenti di 2.100 €. Più o meno quanto accade all’infermiere di sala operatoria, per lui la media è di 2.030 €. A scendere verso la media troviamo gli operatori del Pronto Soccorso, ancora ben retribuiti, poi ci sono le professionalità impegnate in differenti reparti come anestesia e pediatria. Rispettivamente 1.810 € e 1.550 €.
La retribuzione per altro è ben scaglionata a seconda delle tipologie contrattuali. Si vai dalla Categoria D, quindi persone laureate che vengono inquadrate nella maxi area dei funzionari, fino alla D6. Stipendi che nel 2018 sono fino a quasi 28 mila euro l’anno per i più anziani.
Numeri che non fanno male se non rapportati a quello che ci consegnano i dati di Germania e Svizzera. I tedeschi, forti del loro sistema sanitario, versano circa 2.540 € al mese. A cui va però aggiunto il costo della vita, molto più alto che in italia. In Svizzera un infermiere guadagna 3.480 € al mese. Cifra astronomiche per nostri dirimpettai.
Non va meglio il paragone nel resto del mondo. Negli Stati Uniti vengono spesi 70mila dollari l’anno in media per la retribuzione degli infermieri, sale il salario medio in Canada che arriva a 75mila dollari.