Spesso sentiamo parlare come quella dell’avvocato sia una professione economicamente in crisi. Ma è davvero così?
I legali del domani, come quelli di ieri, devono studiare Giurisprudenza. Va altrettanto bene Giurisprudenza d’Impresa, non è sufficiente Scienze del Servizio Giuridico. Necessario che si svolga una magistrale a ciclo unico, ovvero un percorso di cinque anni. Molti si domandano se sia possibile studiare presso percorsi triennali, e completarli con una magistrale. No, non in questi termini, perché è necessario che il titolo che si consegue sia quello di un percorso di studi magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza, dunque il laureato alla triennale può iscriversi al Dipartimento di legge ed eventualmente chiedere il riconoscimento degli esami. Solo così potrà cominciare dal quarto anno, ma non dal primo anno di specialistica.
Conseguito il titolo di studi, dopo almeno cinque anni, è tempo di pratica forense. Secondo i dati Istat è riconosciuto che gli studenti iscritti a Giurisprudenza si laureano i ìn circa 8 anni, conseguendo il titolo già ventisettenni e con medie spesso che si aggirano attorno 99/110.
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Una volta laureati, si comincia con la pratica forense. Un percorso di almeno 18 mesi, non retribuito. Per pensare di poter sostenere l’esame di abilitazione, è necessario iscriversi entro il sesto mese dell’anno così da poter avere davanti i 18 mesi obbligatori. In caso contrario, un iscritto alla pratica a luglio 2021 potrà sostenere l’esame solo a dicembre 2023. Per inquadrare lo stato dell’arte, tornano utili delle dichiarazioni del Consigliere del CNF (Consiglio nazionale forense), l’Avvocato Vincenzo Di Maggio, che parlando dei futuri colleghi ebbe il buon gusto di dire “Il valore economico del praticante quando arriva in studio è ‘zero’ all’inizio, dovrebbero invertirsi i rapporti”.
Dopo i 18 mesi di pratica c’è l’esame, basato su punteggio e non su posti disponibili. Da qui la grande sovrabbondanza di professionisti. Non serve infatti piazzarsi meglio di altri, ma solo superare una soglia di sbarramento. L’esame scritto per l’abilitazione consiste:
La prova orale invece si compone di più materie: oltre a deontologia forense, quelle obbligatorie sono diritto civile, diritto penale, diritto processuale civile e diritto processuale penale, rendendo così le due procedure obbligatorie. Al momento dell’iscrizione, inoltre, si indicano le materie facoltative su cui si vuole discutere all’orale, e si può scegliere tra_ diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto del lavoro, diritto commerciale, diritto comunitario, diritto internazionale privato, diritto tributario, diritto ecclesiastico, ordinamento giudiziario e penitenziario.
La risposta a questa domanda è meno semplice di quanto si possa credere. Il rapporto Censis per esempio, redatto annualmente e pubblicato sul loro sito, individua il reddito medio degli iscritti alla cassa forense. Dato che è certo utile alla parametrazione, ma che oggettivamente non tiene conto di un’eventuale evasione fiscale.
Mediamente un avvocato oggi in Italia guadagna circa 38.400 annui. Sono tante le valutazioni che rendono la media del Censis poco rispettosa della realtà. In media, i più ricchi sono gli uomini over 50 del nord Italia. L’ultima posizione di questa classifica, neanche a dirlo, la occupano donne, giovani e del Mezzogiorno. Gli studi testimoniano come il vero sprint economico lo si ha attorno ai 45anni, quando si passa da un reddito di 29mila euro all’anno a 41mila euro.
Ad esclusione del praticante, a cui nel migliore dei casi è riconosciuto un indennizzo di 6mila euro l’anno le categorie di avvocati sono tante e ognuna oscilla su medie di reddito differenti.
In Italia, la categoria più esplorata è quella del Diritto Civile. Sono loro a dettare le medie, tant’è che percepiscono 38.300€ all’anno: solo il 2% in più della media, che effettivamente viene abbassata oltre che dai praticanti anche dagli avvocati dipendenti. Per loro la media annua è di 34.900€. Oltre i numeri standard troviamo penalisti e i legali degli studi internazionali, professionisti del settore ben felici. Il mondo degli avvocati che si occupano del Diritto Penale, è ricco e felice: 42mila euro l’anno in media, ancor di più dicasi per gli internazionalisti i cui emolumenti orbitano attorno ai 51.800€ all’anno. Fuori concorso gli avvocati con interessi a Londra e in Svizzera, rispettivamente le medie sono di 71.600€/annui e 157.500€/all’anno.
Chiaro che il godimento di uno stipendio è soggettivo, ma allora perchè si parla di professione in crisi? Sono due gli elementi che caratterizzano questa valutazione, i tassi di disoccupazione e la flessione nei redditi medi da inizio millennio.
Solo vent’anni fa i legali avevano come media nei redditi 56.757 euro all’anno. Numero che è rimasto quasi invariato fino al plot twist questo secolo, la famosa crisi del 2008. Da quel momento in poi lì che si registra una graduale discesa dei redditi, fino ad arrivare ai numeri di oggi. Non è, come si crede, la concorrenza ad aver agevolato questa flessione, quanto le varie riforme della Giustizia che hanno mandato in crisi il sistema. Si è creduto che il modo migliore per evitare i lunghissimi tempi, non fosse efficientare le procedure dei tribunali ma “degiurisprudenzializzare” il contenzioso. Dunque, inserendo vie intermedie che hanno di fatto svalutato il lavoro dei tribunali.
I numeri della professione sono impietosi, al punto che verrebbe quasi da chiedersi se non fosse giusto rendere i percorsi a numero chiuso così da restituire un po’ di prestigio al lavoro. Così come è accaduto con la medicina. Oggi gli avvocati in Italia crescono più della popolazione del paese, secondo i report del 2020 sarebbero in aumento del +0,8%.
Si contano 4 legali per mille abitanti in media, sono molti di più in alcune regioni e molti meno in altre. Si prenda ad esempio la Calabria, posto in cui diventano 6,9 ogni mille cittadini e poi ecco che c’è la Valle d’Aosta in cui se ne trovano 1,3 per i famosi mille avventori degli studi legali. E se questi numeri appaiono alti, è giusto considerare che questo 2021 ci regalerà moltissimi legali in più. Perchè oltre al flusso ordinario, c’è ancora da smaltire la pletora di giovani professionisti che per via di una efficiente gestione della macchina della giustizia non hanno sostenuto gli esami a dicembre 2020.
Abbiamo ampiamente approfondito il problema degli avvocati in Italia. Ora possiamo aprire le porte del nostro paese, e capire: è lo stesso in tutta Europa? Allora, partiamo dal presupposto che non siamo i più popolosi portatori sani di avvocati. In Spagna ce ne sono 253mila, e quindi è loro il primo posto. Poi c’è l’Italia e al terzo posto ecco l’Inghilterra. A corte i legali non sono così ben retribuiti, questo va detto. I salari tendenzialmente possono oscillare tra le 25mila e le 70mila sterline all’anno. Quarto posto per la Germania. Fanalino di coda è la Grecia, ma anche la Francia ha tenuto molto bassi i propri numeri.
In Germania per esempio si può arrivare da giovani anche fino a 50mila euro se si lavora da privati, mentre sono possibili anche tetti di 100mila euro per i legali delle aziende. Numeri belli che nulla possono a confronto con i soliti americani. Fuori dall’Europa, secondo Panorama, il posto migliore dove praticare la professione legale sono gli Stati Uniti. Un professionista guadagna in media 90mila dollari l’anno, è riconosciuta come attività più redditizia del paese.