Un’ordinanza della Cassazione ha dato il via libera ai controlli non autorizzati dei conti correnti da parte dell’Agenzia delle Entrate. I motivi della clamorosa decisione
Uno degli incubi più grandi per l’intera popolazione italiana si è materializzato. L’Agenzia delle Entrate può controllare i nostri conti senza richiederci nessuna autorizzazione. A rendere legittimo ciò è stata una recente ordinanza (numero 3242 del 10 febbraio 2021) della Suprema Corte di Cassazione.
Il Fisco quindi può richiedere laddove lo ritenga opportuno le copie di rapporti intrattenuti con banche o altri operatori finanziari. Questo è ciò che emerso da un contenzioso tra un contribuente e l’Agenzia delle Entrate. Il primo infatti considerava illegittime le prove delle indagini visto come l’organo di controllo ne era entrato in possesso.
Nulla da fare. La Cassazione non ha riscontrato nessuna irregolarità nell’azione eseguita dal Fisco e di fatto le ha dato ragione. Un caso che farà sicuramente scuola e che condizionerà i casi analoghi che si verificheranno in futuro.
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In generale già da qualche tempo c’erano state delle avvisaglie in tal senso. L’Agenzia infatti da sempre controlla se le somme ricevute da lavori o da rendite sono indicate nella dichiarazione dei redditi. In caso di incongruenze, scatta immediato l’avviso di accertamento. A quel punto il contribuente dovrà dimostrare da dove deriva il denaro incassato per evitare di essere tacciato come evasore che produce redditi in nero.
In generale il Fisco si avvale sostanzialmente di tre strumenti per effettuare le proprie verifiche: il risparmiamometro, algoritmo che verifica entrate ed uscite); superanagrafe, banca dati che intreccia informazioni della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate e l’ISEE che contiene i dati dei c/c e le autodichiarazioni dei contribuenti.