Per il sindacato di riferimento, il 30% dei locali ha già chiuso i battenti. E la situazione varianti porta il futuro delle discoteche sempre più verso il baratro.
#Ultimoconcerto. Non solo un hashtag ma, come capita spesso, una campagna correlata. Qualche giorno fa era particolarmente in auge sui vari social e la sensazione è che lo resterà in proporzione al perdurare dell’interrogativo. Una schiera di locali, discoteche, sale concerto e altre attività imprenditoriali del settore dello spettacolo e dell’intrattenimento se lo chiedono da tempo. Non solo quando sarà l’ultimo concerto ma se effettivamente non ci sia già stato. Per molti, probabilmente, l’ultima canzone è già stata cantata. Per altri rischia di esserlo presto.
Non è un mistero che il settore sia stato fra i più colpiti dalla pandemia. Specie quello delle discoteche e dei locali da ballo, indicato in estate più volte come possibile veicolo di contagio. E le chiusure, in effetti, durano ormai da agosto. Quasi le uniche a restare fisse, anche nei periodi di zona gialla.
A incidere sulle disposizioni dei vari Dpcm, anche e soprattutto il timore che l’ingresso in un locale dagli spazi limitati di un gran numero di persone possa provocare quegli assembramenti in grado di propagare il Covid-19 più rapidamente e in dosi più massicce. I gestori, da parte loro, hanno più volte richiesto di avere garantita la riapertura in base a delle precise norme di sicurezza. Come le altre attività.
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Discoteche e concerti, suona il De Profundis: fra costi e niente incassi
“Costi di gestione, utenze, affitti e finanziamenti ottenuti. Dopo due mesi non sappiamo ancora che fine faranno i nostri dipendenti e le nostre aziende”. Era il mese di ottobre quando Roberto Maggialetti, titolare del Divinae Follie di Bisceglie, in Puglia, si esprimeva in questi termini parlando al Quotidiano del Sud. Uno scenario non difforme da altre realtà commerciali, con tante spese e praticamente nessun guadagno. Una situazione legata naturalmente alla pandemia e al timore degli esperti che concedere la riapertura ai locali da ballo possa, nonostante le norme di sicurezza, far pensare (e interpretare) a un liberi tutti.
E l’orizzonte della riapertura, vista la situazione varianti e con i sanitari che parlano addirittura di un nuovo lockdown generale, continua a spostarsi sempre più in là, quasi fosse un miraggio. “Prima della fine dell’anno – aveva spiegato a Rimini Today Enrico Galli, gestore di due storici locali in Riviera – c’era un barlume di speranza che con la primavera il mondo della notte sarebbe tornato a far ballare la gente“. Probabilmente, anzi, quasi sicuramente l’ennesimo nulla di fatto.
L’ultima speranza per gli imprenditori del settore è quella dell’estate. Almeno per chi avrà la forza di arrivarci. Maurizio Pasca, presidente del Sindacato Italiano Locali da Ballo, appena un mese fa tracciava il quadro drammatico: il 30% dei locali ha già chiuso i battenti. E il settore intero, di questo passo, rischia di non suonare musica dance ma un malinconico De Profundis.