Imprestava soldi per conto suo prelevando indebitamente soldi dai conti dei suoi clienti: i tassi erano da usuraio, doppia condanna.
Non è la prima volta che un direttore di banca viene condannato per una gestione dei soldi almeno discutibile. Ma raramente si sente parlare di usura: quella non ufficiale almeno dal momento che alcuni dirigenti bancari sono finiti nel mirino della finanza anche per i tassi troppo alti nei prestiti ufficiali. Un ormai ex direttore toscano, non pago del suo buon stipendio, imprestava soldi a strozzo.
Fosse ‘solo’ questo. Quello che più indigna è che i soldi che elargiva dietro tassi altissimi, non erano nemmeno i suoi: non usava il suo buon stipendio per mandare avanti l’azione criminosa. Faceva molto di peggio. Era sicuro di non essere scoperto, per due motivi: il primo perché le sue operazioni le faceva con assegni post datati a suo dire non tracciabili, e poi perché le somme prelevate le restituiva dove li aveva prese tenendosi ovviamente la maggiorazione dovuta agli interessi a cui erano obbligati i suoi clienti in difficoltà. In pratica si imprestava i soldi da solo.
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L’ex direttore lavorava in Toscana. Per la sua opera criminosa usava andare a prendere soldi dai conti correnti dei clienti più facoltosi, una specie di Robin Hood che però ci si chiede perché rubasse non per dare ai poveri ma a se stesso.
Una volta concluse le sue operazioni di usura, restituiva il maltolto ai correntisti tenendo per se le alte percentuali derivanti dai tassi di interesse da strozzino vero. Il rischio che i correntisti si accorgessero delle mancanze di denaro era alto ma al direttore è andata bene per un pò di tempo, fino a che a scoprirlo è stata la Guardia di finanza. E ora per lui si apriranno le porte del carcere.