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Categories: Economia e Finanza

Bitcoin, l’altra faccia della medaglia: uno studio rivela un dettaglio inquietante

Il dispendio di energia per l’estrazione delle monete digitali cresce in proporzione alla popolarità delle crypto. E Bitcoin raggiunge livelli record in consumi.

Foto di Roy Buri da Pixabay

Non è tutto oro quello che luccica. Un detto che sembra valere anche nel caso di bitcoin e delle criptovalute in generale. Il boom avuto dai titoli a seguito di alcune mosse particolari, come l’esposizione non sospetta di Elon Musk o l’annuncio di Mastercard che apre ia pagamenti in criptovaluta. Il problema è che, come ogni cosa, anche questo strumento non è esente da qualche difetto. O meglio, non lo sarebbe. A puntare i riflettori su Bitcoin e i suoi fratelli è uno studio dell’Università di Cambridge, secondo il quale l’energia consumata da questa crypto supererebbe quella prodotta da un Paese come l’Argentina.

Un paragone che, a sentirlo così, non sembra stare in piedi. Ritenere che una semplice criptovaluta sia in grado di consumare energia tanta quanta potrebbe consumarne un grande Paese sembra effettivamente qualcosa da fantascienza. A leggere i dettagli dello studio, tuttavia, non sembra esserci davvero nulla da ridere.

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Bitcoin, l’altra faccia della medaglia: consuma energia quanto un Paese

Il problema è il quantitativo energetico bruciato per effettuare i calcoli. Il processore, in sostanza, lavorerebbe senza sosta e con enorme fatica, tanto da bruciare circa 121,36 Twh l’anno. E si tratterebbe, secondo gli esperti, di un dato assolutamente parziale: infatti, nei prossimi anni, in proporzione all’incremento del suo utilizzo crescerà anche il consumo di energia. L’unica variabile in grado di far scendere il dispendio di energie sarebbe un crollo del prezzo di Bitcoin, con conseguente calo della domanda. Ipotesi che appare quantomeno fuori luogo in un momento storico in cui, invece, le crypto crescono in gradimento.

Del resto, anche gli scienziati ne sono consapevoli. Secondo Michael Rauchs, coautore della ricerca, “questo non è qualcosa che cambierà in futuro a meno che il prezzo dei Bitcoin non scenda in modo significativo”. Il punto è che, di questo passo, le macchine per “l’estrazione” delle monete digitali svolgerebbero un impiego h24, col serio rischio di fissarsi ai vertici mondiali per consumo di energia. Si diceva dell’Argentina: ecco, in caso i ritmi non calassero un po’, secondo lo studio si avrebbe Bitcoin fra i primi 30 Paesi al mondo per energia utilizzata. Il fatto è che Bitcoin non è un Paese…

Published by
Damiano Mattana