Nelle ultime settimane si è assistito a un vero e proprio boom dei cosiddetti furbetti del bonus cashback che rischiano di finire nel mirino del Fisco. Ecco cosa sta succedendo.
Il governo ha deciso di dare il via al cosiddetto programma cashback al fine di disincentivare l’uso del contante, favorendo, dall’altro canto, l’uso di strumenti elettronici. A tal fine, infatti, è previsto un rimborso del 10%, fino ad un massimo di 150 euro, a fronte di almeno 50 transazioni nel corso del semestre. Ma non solo, si è deciso di mettere in palio anche un premio pari a 1500 euro per i primi centomila utenti che avranno registrato il maggior numero di transazioni nel corso del semestre.
Proprio il desiderio di ottenere il tanto ambito premio ha portato in molti a farsi prendere un po’ troppo la mano, tanto da assistere ad un vero e proprio boom dei cosiddetti furbetti del cashback. Si tratta, in pratica, di persone che decidono di frazionare un acquisto in tante piccole transazioni, per riuscire in questo modo a scalare la classifica. Una situazione che arreca, purtroppo, danni economici agli esercenti, che si ritrovano per questo motivo a pagare un costo eccessivo a causa delle commissioni. Da qui la necessità di un intervento, con il Fisco chiamato a fare dei controlli in merito.
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Nelle ultime settimane si è assistito ad un vero e proprio boom dei cosiddetti furbetti del cashback. Ne è un chiaro esempio quanto successo ad esempio nel Trevigiano, dove, stando a quanto riportato da Il Gazzettino, sono state effettuate 148 transazioni per fare un pieno di 50 euro. Come si evince dalla Gazzetta di Parma, invece, a Fidenza una persona avrebbe eseguito ben 60 transazioni per pagare 60 euro di rifornimento di carburante. Questi, ricordiamo, sono solo alcuni esempi dei tantissimi casi che si sono registrati lungo tutto il Paese.
Una situazione che finisce per incidere negativamente sulle tasche degli esercenti, che si ritrovano a pagare delle alte commissioni a causa dell’elevato numero di transazioni. Una questione che colpisce in particolar modo i benzinai, senza tuttavia escludere le altre attività. Proprio per questo motivo sono in molti a chiedere un intervento da parte delle autorità, introducendo ad esempio una soglia minima per poter aderire al programma oppure non conteggiando le transazioni ravvicinate presso lo stesso esercente. Le proposte in tal senso, d’altronde, sono davvero tante e non resta che attendere di vedere quali saranno le prossime mosse del Fisco contro i furbetti del cashback.