Ritrovarsi delle vecchie carte Pokémon può essere una vera fortuna. Vediamo quanto possono valere e quali potrebbero essere i potenziali mercati d’interesse
I Pokémon hanno accompagnato i ragazzi di fine anni ’80 e inizio anni ’90. Oltre al cartone animato e ai videogiochi per i vari tipi di Game Boy sono stati prodotti anche i fumetti e soprattutto delle carte collezionabili da utilizzare in sfide tra amici.
Per un po’ di tempo sono cadute nel dimenticatoio ma così come tanti giochi dal fascino vintage, stanno pian piano ritornando in auge. Alcune di queste possono avere delle valutazioni esorbitanti, quindi chi le ha riposte in qualche vecchia scatola in cantina si affrettasse a rispolverarle.
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Carte Pokémon: quanto valgono e cosa bisogna fare per capirlo
Al pari di altre collezioni carte, francobolli o monete a determinare il prezzo finale di una singola card dei Pokémon è ovviamente la rarità. In basso sulla destra ci sono dei simboli emblematici in tal senso: il cerchio indica una carta piuttosto comune, il diamante quelle meno comuni e le stelle (che vanno da una a tre) i pezzi difficilmente reperibili.
Lo stato di conservazione è il parametro numero due. Questo viene stabilito da enti appositi tra cui il GRAAD (Grade Authority and Authentication Division). Alla valutazione segue la vendita, che può avvenire attraverso due modalità.
La prima si chiama “reselling”. Si applica acquistando carte a prezzi d’affare per poi rivenderle quando valgono di più. Bisogna però essere sempre vigili perché questi lassi di tempo sono brevi e soggetti a continue mutazioni.
I più lungimiranti invece investono e comprano carte rare e ben tenute per poi metterle da parte e aspettare che la loro quotazione si alzi. Ad ogni modo non si tratta di una attività semplice. Richiede tempo, abnegazione e perché no una piccola dose di fortuna nel trovare i giusti venditori ed acquirenti.