Sono molteplici gli interrogativi su come badanti e colf possano accedere alla pensione. Ecco un’analisi delle varie casistiche
Il lavoro che prestano colf e badanti è molto prezioso e dà una grande mano a molte famiglie del Bel Paese. Prendersi cura di persone anziane e/o disabili o fare continuamente le pulizie di casa non per niente semplice e alla lunga può essere stressante oltre che stancante.
Per questo molte vorrebbero andare in pensione in anticipo in modo tale da godersi il meritato relax dopo una vita ricca di sacrifici e di orari lavorativi estenuanti (soprattutto per quanto riguarda le badanti).
Non sempre però ciò è possibile, anche perché non tutte possono farsi carico della copertura assicurativa e del versamento dei contribuiti volontari. Meglio quindi andare per i canali classici che offrono comunque delle possibilità vantaggiose.
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Partendo da quello più comune, ovvero delle donne che prestano questo genere di servizi senza avere un contratto regolare, a 67 anni possono usufruire congiuntamente dell’assegno sociale Inps e della pensione di cittadinanza.
In alternativa, una volta raggiunti i 63 anni d’età e si hanno 36 anni di contribuzioni si può accedere all’Ape Sociale, strumento di cui possono beneficiare le persone che rientrano nelle categorie dei lavori gravosi.
Se invece gli anni di servizio sono almeno 41 non c’è bisogno di tener fede ad alcun vincolo anagrafico. Almeno 1 anno però deve essere antecedente al compimento dei 19 anni. In questa circostanza l’anticipo del trattamento previdenziale scatta in automatico.
Rimane ancora un’ulteriore possibilità e riguarda chi possiede almeno 5 anni di copertura assicurativa a partire dal 31 dicembre 1995. Si tratta della pensione di vecchiaia che si ottiene all’età di 71 anni e viene calcolata con il sistema contributivo.