Promesse di contratti di lavoro, abitazioni fantasma e tangenti: Nonna Brunella, accusata di truffe ed estorsioni a Milano, finisce a processo.
“Nonna Brunella”, un soprannome insospettabile. Difficile immaginare che sotto l’amabile nomignolo si nascondesse sì un’anziana ma, più precisamente, una presunta truffatrice seriale, che avrebbe agito nei panni di una persona al di sopra di ogni sospetto. L’elenco è lunghissimo, delle fregature come delle accuse: truffa, estorsione, cose gravissime. Specie perché prolungate nel tempo e che, secondo gli inquirenti, avrebbero fruttato alla donna addirittura milioni di euro.
Calabrese, trapiantata a Milano, il modus operandi non era sempre lo stesso. Così come le truffe, che riguardavano diversi aspetti: a volte si trattava di finte case, altre di finti impieghi. Agli “esordi”, sembra chiedesse delle caparre per affittare appartamenti popolari non suoi. Più in là con gli anni, il giro dei raggiri si è decisamente ampliato, arrivando a mietere numerose vittime anche con l’aiuto di alcuni complici.
La donna, che le accuse formulate dalla Procura di Monza hanno portato a processo, ingannava le proprie vittime ricevendole addirittura in un ufficio (il locale pare fosse sito nel dopolavoro ferroviario), paventando agganci e relazioni di alto livello. Secondo l’accusa, prometteva lavori chiedendo in cambio vere e proprie mazzette, le quali sarebbero servite ad accelerare le varie pratiche. Praticamente la stessa cosa accadeva per le case: in questo caso, spiega il Corriere della Sera, addirittura accompagnava le vittime ai cantieri in orario serale, mostrando i progetti e chiedendo una tangente in un secondo appuntamento.
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“Paga e avrai un lavoro”: Nonna Brunella e quel mondo di raggiri
Una rete che avrebbe funzionato grazie all’aiuto di tre persone, una delle quali pare fosse addirittura una ex vittima. Niente denuncia, ma un fascino perverso verso quel mondo di raggiri, tanto da volerne essere parte. La rete delle relazioni, invece, sarebbe nata nei quartieri, nelle chiacchierate coi commercianti e anche negli ospedali, dove conquistava la fiducia della gente con regali e favori.
L’accusa parla anche di possibili conti in Svizzera e potenziali importi illeciti per milioni di euro. Anche qualche villa all’estero, una sembra addirittura in Thailandia. Un vaso di Pandora, rotto da una vittima che non ha ceduto, pretendendo che quei 5 mila euro elargiti in cambio di un posto di lavoro (inesistente) alle Ferrovie non andassero persi.