Truffa lavoro call-center: il dramma di 500 persone in cerca di assunzione

La truffa è andata in scena a Taranto, dove una coppia di sedicenti direttori di un’azienda di call center promettevano un lavoro stabile in cambio di un versamento in denaro

Truffa call center
Fonte Pixabay

I limiti sono stati oltrepassati da tempo, ormai pur di truffare il prossimo si è disposti a tutto, anche “giocare” sulle difficoltà e sulle emozioni altrui. E quale modo “migliore” per farlo in questo periodo? Semplice, promettendo un posto di lavoro.

La crisi e le restrizioni dovute al covid hanno relegato in condizioni di disoccupazione e di disagio migliaia di persone, che ovviamente non aspettano altro che l’opportunità giusta per tornare a lavorare e di conseguenza a guadagnare.

Se però quando l’obiettivo sembra vicino accadono episodi spiacevoli, ecco che si cade nel baratro e si smette di credere nella possibilità di un futuro migliore. La storia in questione vede coinvolte oltre 500 persone, le quali oltre al danno di non aver avuto l’impiego promesso ci hanno anche rimesso dei soldi.

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Truffa lavoro call-center, come si articolava il losco piano

Il tutto è avvenuto in Puglia, per l’esattezza tra Taranto e Brindisi, dove una coppia conosciuta con i nomi di “Elena direttrice” e “Andrea responsabile” che si è presentata per contro della sede di Roma della multinazionale di call center Teleperformance, aveva fatto credere di essere alla ricerca di nuovo personale per la sede di Taranto. 

Ad incuriosire i candidati sono state le condizioni a dir poco vantaggiose, praticamente fuori mercato rispetto a ciò che propone il panorama nazionale. Otto ore al giorno, dalle 8 alle 16 dal lunedì al venerdì a 1800 euro al mese. Già così la proposta farebbe gola a chiunque, ma per renderla ancora più attraente i due truffaldini hanno pensato bene di aggiungere anche gli straordinari pagati per i turni notturni nei fine e nei fine settimana, rimborsi spesa per il carburante, buoni pasto, tredicesima e quattordicesima.

Un contratto da favola, ma solo in apparenza. In realtà non esisteva niente di tutto ciò, ma si trattava solo di un modo per estorcere denaro ai poveri malcapitati. Infatti tramite dei gruppi whatsapp creati per l’occasione, ad ognuno veniva richiesto il pagamento di tre bollettini per un totale di 42 euro (16 per firma digitale, 12 per corso antincendio e i restanti 14 per il corso di primo soccorso Bls) per poter procedere con l’iter di assunzione.

Purtroppo oltre 500 persone erano già cadute nella trappola quando l’azienda in questione e il sindacato Slc Cgil hanno presentato denuncia alla questura. I lavoratori avrebbero dovuto cominciare il prossimo 4 febbraio, ma in realtà per loro sarà solo l’inizio di un’estenuante battaglia legale, che in questo momento non ci voleva proprio.

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