La Guardia di finanza ha scoperto una maxi truffa dal valore di 143 milioni di euro ai danni dello Stato. Ecco cosa è successo.
A causa dell’emergenze Covid il governo ha deciso di attuare una serie di misure volte a contrastare la diffusione del virus. Una situazione in seguito alla quale numerose famiglie si trovano a dover affrontare un periodo particolarmente difficile dal punto di vista economico. Proprio in un contesto di questo genere, quindi, non può non destare particolare scalpore la notizia di una maxi truffa di recente scoperta dalla Guardia di Finanza.
Una maxi operazione che vede il lavoro di oltre 200 militari, con tanto di elicotteri e cash dog della guardia di finanza, ovvero i cani in grado di trovare eventuale denaro nascosto. Le indagini sono ancora in corso e nel frattempo a finire nei guai sono state ben 11 persone. Gli indagati, infatti, sono accusati di aver sottratto negli ultimi anni circa 143 milioni di euro di soldi pubblici. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa è successo.
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143 milioni di soldi pubblici in fumo, la maxi truffa nel settore delle energie rinnovabili
La Guardia di Finanza di Pavia e i carabinieri del Comando provinciale hanno scoperto una maxi truffa dal valore di ben 143 milioni di euro nel settore delle energie rinnovabili. A finire nei guai ben 11 persone, di cui 6 si trovano agli arresti domiciliari, mentre 5 hanno l’obbligo di firma. Le indagini sono ancora in corso di svolgimento e il blitz in questione ha visto coinvolte diverse zone del centro nord Italia, ovvero Lombardia, Trentino, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, ma anche Sardegna e Lazio.
Ma non solo, i militari hanno eseguito il sequestro di ben 69 rapporti bancari, 22 quote societarie, 147 veicoli e terreni e immobili di lusso. Una vera e propria organizzazione criminale, con gli indagati accusati dei reati di “associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, false fatturazioni e responsabilità amministrativa degli enti“. A quanto pare avrebbero fornito documenti falsi pur di ottenere il massimo dell’incentivo previsto in caso di utilizzo di legname proveniente solamente da zone limitrofe all’impianto, volto alla produzione di energia rinnovabile. Nella realtà dei fatti, però, il materiale proveniva anche da altre regioni.