Balzo di 540 miliardi per chi, anche prima della pandemia, rientrava fra i paperoni del Pianeta. Lo rivela Oxfam. I poveri, intanto, sono sempre più poveri.
Quali saranno i tempi di reazione alla crisi post-pandemica non è dato saperlo. Il punto è che non tutti i settori riusciranno in breve a rientrare a regime, nonostante alcuni abbiano superato lo scoglio adeguandosi ai tempi ben più in fretta degli altri. E questo vale anche per le persone. O meglio, per quella categoria di persone dalle disponibilità economiche così ben consolidate da essere riuscite ad assorbire l’impatto del Covid e a ripartire più in fretta.
Niente di strano che, perlopiù, persone e settori in questione vadano a combaciare. A diradare tutti i dubbi, comunque, ci pensa l’Oxfam nel suo dossier “The Inequality virus“. Un nome azzeccato poiché la questione è proprio quella della disuguaglianza. Perché se da un lato la fascia della povertà si è composta da una nuova schiera di persone, trascinata sull’orlo del baratro dalla frenata pandemica, chi era già (molto) ricco sembra aver addirittura incrementato le entrate.
Secondo l’Oxfam è accaduto questo: la pandemia, così come si è presentata, ha colpito più o meno tutte le categorie ma particolarmente coloro che già versavano in condizioni precarie. Scavando ulteriormente il fossato del divario sociale, aumentando le situazioni di difficoltà economica e, appunto, aumentando le disuguaglianze fra abbienti e non. E questo è accaduto più o meno in tutti i Paesi del mondo, naturalmente di più dove il quadro politico-sociale era già complesso.
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Ora, se è vero che il Covid-19 ha portato una delle peggiori crisi occupazionali dell’ultimo secolo, è anche vero che tutti i suoi effetti ancora non li abbiamo visti. Le condizioni di precariato sembrano destinate ad aumentare e durare anche a lungo, mentre le precedenti sacche di povertà e sofferenza diverranno dei baratri difficilmente colmabili. Questo anche perché, come preventivato dai principali osservatori internazionali, le imprese faranno fatica a ripartire e, nel medio termine, a raggiungere una stabilità tale da potersi permettere nuove assunzioni.
Per i paperoni del pianeta, invece, il discorso è diverso. I mercati azionari hanno premiato i loro indici, nonostante la recessione dell’economia reale, portando la loro ricchezza totale addirittura vicino ai 12 mila miliardi di dollari a dicembre 2020. Nei nove mesi che hanno seguito la cessazione del lockdown, i più ricchi sono riusciti a rientrare quasi interamente delle perdite, laddove un lavoratore comune impiegherebbe (e probabilmente impiegherà) dieci anni. Al momento, il balzo è di 540 miliardi dall’inizio della pandemia. Abbastanza per pagare tutte le dosi di vaccino.