L’Inail traccia il quadro delle infezioni contratte durante lo svolgimento del proprio lavoro: 131.090 denunce, quasi il 24% del totale.
Lavoro e Covid, quasi un’antitesi se non si parla di smartworking. La circolazione in tempo di pandemia ha limitato quasi totalmente gli spostamenti lavorativi a quelle che sono considerate mansioni indispensabili (i medici naturalmente, ma anche addetti nei supermercati, farmacisti, conducenti di mezzi pubblici, ecc…). Il che, tuttavia, non ha precluso al fatto che, anche nella riduzione della mobilità, vi fosse un dato di lavoratori contagiati durante l’assolvimento dei loro doveri.
A tracciare il quadro è l’Inail che, al 31 dicembre, ha reso note 131.090 infezioni da Covid-19 cosiddette “di origine professionale”. Un numero che rientra nel calcolo delle denunce per infortunio sul lavoro, coprendo una percentuale addirittura del 23,7%, mentre se si considerano i contagiati totali, la percentuale tocca il 6,2%. Una cifra da non sottovalutare anche perché, ai contagi, si uniscono anche 423 decessi, 57 in più rispetto al report precedente.
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Nel tracciare lo scenario generale, l’Inail indica anche quali professioni hanno riscontrato il maggior numero di contagiati. A fare da aprifila è naturalmente il settore della sanità, assieme a quello dell’assistenza sociale, che conta il 68,8% del totale delle infezioni e il 25,2% dei decessi. A seguire chi opera nell’amministrazione pubblica. E’ stato infatti riscontrato come il 9,1% dei contagi e il 10,7% dei decessi vada calcolato fra chi lavora nelle Asl e negli enti amministrativi (Regione, Comune).
Sono poi numerosi coloro che hanno inoltrato una denuncia su un’infezione da Covid-19 contratta sul luogo di lavoro. Fra questi, molti operano nei servizi di supporto alle imprese (soprattutto vigilanza e pulizia) ma anche nel manifatturiero, nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione. Significativo anche il numero dei contagiati nei trasporti: l’1,2% del totale, infatti, opera come conducente di veicoli. In questo caso, per la maggior parte (91,9%) uomini. In settori come quello sanitario, invece, rischiano di più le donne (3 casi su 4).