Non tutti sanno in cosa consiste avere la firma digitale: ecco in cosa consiste, a che serve e come faremo per averla
La firma digitale è un mezzo che esiste già da tempo, ma con l’incremento dello smart working, è diventata sempre più usata. La si ottiene grazie a specifici strumenti, come una chiavetta USB ed un lettore smart card.
E non solo, questa firma ha anche una ‘scadenza’. Dura tre anni e deve essere garantita dai certificatori, cioè da quei soggetti che presentano particolari requisiti di onorabilità tali da garantire affidabilità alla sottoscrizione.
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In pratica con la firma digitale, avremo la firma autografata, a caratteri informatici con tanto di validità in quanto autenticità e integrità. Il suo carattere di autenticità potrà garantire l’accertamento dell’autore della firma, mentre sarà il carattere di integrità ad assicurare che questo non sia stato modificato da terzi. Ed è nell’articolo 24 del decreto legislativo n. 82/2005, del Codice dell’amministrazione digitale, che troviamo la definizione giusta di firma digitale:
“La firma digitale deve riferirsi in maniera univoca ad un solo soggetto ed al documento o all’insieme di documenti cui è apposta o associata”.
“L’apposizione di firma digitale integra e sostituisce l’apposizione di sigilli, punzoni, timbri, contrassegni e marchi di qualsiasi genere ad ogni fine previsto dalla normativa vigente”.
Come la richiederemo quindi? Ci sono diversi pacchetti, pensati per questo strumento. E cioè:
Mentre se vogliamo sapere a chi richiederla, avremo un’ampia scelta data dai provider qualificati in Italia. Essi possono essere, Actails, Aruba PEC, Banca d’Italia, Cedacri, Infocert ed ancora altri, che troverete nei suggerimenti del web. I costi invece, come logica, si differenziano tra i diversi operatori, mentre la validità di tre anni della stessa, è uguale per tutti.