L’iniziativa si chiama #ioapro ed è stata messa in piedi da tutti quei ristoratori che non trovano giuste le nuove restrizioni anti-Covid.
Contemporaneamente all’approvazione del nuovo Dpcm che entrerà in vigore dal 16 gennaio, per la giornata del 15 gennaio, ovvero domani, i ristoratori hanno organizzato una protesta denominata #ioapro, in cui, chi ha deciso di aderire, non si atterrà più alle regole del Dpcm e in particolare alle regole relative alle fasce orarie imposte.
Tutto è partito da un post di Facebook pubblicato da un ristoratore cagliaritano, Maurizio Stara del pub Red Fox: “Non spengo più la mia insegna, io apro. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19”. Grazie al passaparola, il post del ristoratore ha avuto una certa risonanza e in tanti hanno iniziato ad aderire alla protesta.
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I ristoratori non ci stanno e da domani parte la protesta pacifica #ioapro
“Noi rispetteremo tutte le norme Covid, non siamo negazionisti e ci teniamo a dirlo. Riapriamo per sconfessare il rischio di chiusura totale e così abbiamo stabilito un piccolo vademecum di regole a cui attenersi: distanza tra i tavoli doppia rispetto a quanto stabilito dalla legge, osservanza rigida delle norme anti Covid-19, conti al tavolo entro le 21,45 e, per i primi tre giorni, ai clienti che sceglieranno di supportarci sarà permesso, a fronte di un regolare scontrino, di pagarci con un’offerta libera. Altra regola su cui non deroghiamo, è il rispetto nei confronti delle forze dell’ordine con cui avremo eventualmente contatti”.
Così hanno precisato i migliaia di ristoratori che da Nord a Sud della Penisola stanno aderendo alla protesta.
che con il nuovo Dpcm i ristoranti possono tenere aperti fino alle ore 18 nelle regioni gialle e poi solo per l’asporto fino alle ore 22 mentre restano aperti solo per l’asporto nelle regioni arancioni e rosse.
La pandemia ha fortemente danneggiato il settore della ristorazione e il nuovo decreto, che dovrebbe essere valido fino al 5 marzo con queste nuove regole rischia di rendere ancora più drammatica la situazione di questo settore.