L’uscita del Regno Unito dall’Ue si fa sentire. Alla frontiera dicono no a carne, pesce, frutta e verdura. Un cattivo affare per i brand alimentari europei.
La Brexit è appena andata in porto ma per capire quali (e quanti) strascichi lascerà sulla tenuta dell’Europa ci vorrà ancora del tempo. Anche perché c’è da fare i conti non solo con i macrotemi che hanno accompagnato tutta la discussione fra le delegazioni europea e britannica. Gli effetti a più stretto giro si riflettono innanzitutto sulla logistica e sulla libera circolazione delle merci. Il che non è nemmeno troppo strano se si considera che uno degli obiettivi della Brexit era proprio restituire alla Gran Bretagna la sovranità del proprio mercato.
Ora, a soli 12 giorni dall’entrata in vigore definitiva, di nodi da sciogliere ce ne sono ancora diversi. E tutte le buone intenzioni circa la riduzione delle barriere tariffarie per garantire uno scambio commerciale non troppo diverso da prima, rischiano (per ora) di rimanere tali. Di tempo per abituarsi ce ne vorrà, specie se si è un’impresa che opera nel settore alimentare.
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Quanto accaduto all’uscita dell’Eurotunnel della Manica, tuttavia, rappresenta una clamorosa eccezione. Alle buone intenzioni naturalmente. Protagonisti la Gran Bretagna e i Paesi Bassi, per la precisione i loro panini al prosciutto. Sì, perché sono stati proprio questi a essere sottoposti a sequestro dagli agenti doganali alla frontiera. I quali hanno anche spiegato che prodotti come insaccati, verdure, carne e persino la frutta non possono per ora travalicare i confini. Non il pane ma pare sia stato sequestrato anche quello insieme al resto.
La disposizione si applica anche ai viaggiatori. Tornare nel Regno Unito dopo un soggiorno Oltremanica, quindi, non solo diventa più complicato in termini generali ma anche per il proprio bagaglio. Decisamente un cattivo affare per i prodotti europei, in particolare quelli italiani, visto che i marchi del brand alimentare Made in Italy riscuotono parecchio successo nel Regno Unito.
Il tutto, senza dimenticare il fisiologico rincaro dei prezzi. Quelli al consumo soprattutto, relativi a prodotti come biscotti, olio, vino e altri. Aumenti che potranno arrivare fino al 5% solo nell’immediato. In futuro chissà.