Boom di migrazioni fra l’app regina della messaggistica e la meno nota Signal. Gli esperti rassicurano sull’aggiornamento delle condizioni privacy ma gli utenti non si fidano.
Da Whatsapp a Signal per sfuggire allo spauracchio dell’aggiornamento sulla privacy. Una tendenza che, a quanto pare, starebbe diventando molto diffusa. Passare da un’app di messaggistica a un’altra, tuttavia, non costituisce un “rimedio”. Anche perché la questione sembra aver assunto sempre più i contorni di un equivoco che di un problema. Questo non significa che non sia legittimo passare da Whatsapp a Signal, per carità, ma farlo per “evitare” la questione aggiornamento forse non è poi così sensato.
Sul tema, che sta tartassando milioni di persone, molto ha fatto la poca chiarezza della stessa Whatsapp sull’aggiornamento in questione. Per molti, infatti, si tratta quasi di un accordo a occhi chiusi, senza realmente capire cosa sta accettando e cosa davvero cambierà per la propria privacy.
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Da Whatsapp a Signal, ecco il nuovo trend: la spiegazione dell’app
La stessa Signal sembra essere rimasta sorpresa della consistente migrazione. Tanto da aver diramato un messaggio su Twitter per fare chiarezza sui ritardi nell’invio del codice di verifica. “I codici di verifica sono attualmente in ritardo da diversi provider perché così tante nuove persone stanno cercando di unirsi a Signal in questo momento (riusciamo a malapena a contenere la nostra eccitazione). Stiamo lavorando coi tecnici per risolvere il problema il più rapidamente possibile. Tenete duro“.
In realtà, non esistono sostanziali differente a livello da privacy tra l’una e l’altra piattaforma. E anche numerosi esperti di informatica hanno fatto notare come rispetto alle condizioni passate non ci saranno sostanziali modifiche. Anzi, come precisato da bufale.net, entrambe le app “lavorano coi medesimi standard di sicurezza e con la stessa crittografia end-to-end”. Gli utenti, però, non si sono convinti. E la migrazione è stata così repentina e massiccia da mandare quasi in tilt il sistema di iscrizione a Signal.
Ora, pur con Facebook (proprietaria di Whatsapp) che ricorda come sia necessario accettare le condizioni entro l’8 febbraio, le modifiche sulla condivisione dei dati non dovrebbero essere attuate. In sostanza, più che la fiducia sembra mancare una chiarezza definitiva.