Il report dell’Istituto di Statistica (Istat) sul periodo luglio-settembre 2020 evidenzia dati parzialmente positivi. Ma per il futuro regna l’incertezza.
La crisi pesa ma, secondo i dati Istat, qualche indicatore positivo sembra arrivare in questi primissimi scorci di 2021. Il report sul terzo semestre del 2020, infatti, ha portato l’Istituto di statistica ad evidenziare un aumento del rapporto defitic/Pil, rispetto al 2019, addirittura del 9,4%. Inevitabile, vista la pandemia in corso e le frenate storiche imposte dai lockdown. Insieme, però, arriva un’analisi non troppo critica su reddito e spese delle famiglie. In oggetto, il periodo che va da luglio a settembre 2020, ovvero la parziale fase di ripresa coincisa con l’estate.
Un focus importante visto che, in una fase di forte riduzione di consumi e di calo sensibile della domanda (non solo dell’offerta) e anche del lavoro, l’analisi del reddito delle famiglie costituisce il viatico migliore per capire quali effetti la crisi stia realmente sortendo sulla spesa media.
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Istat, focus sui redditi familiari: terzo trimestre, sale la spesa ma anche il risparmio
Per quanto riguarda il periodo in oggetto, il report Istat scrive che “il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto, dopo il forte calo registrato nel secondo trimestre hanno segnato un aumento considerevole, raggiungendo livelli di poco inferiori a quelli del terzo trimestre del 2019. Il marcato recupero dei consumi nel terzo trimestre ha determinato una sensibile riduzione del tasso di risparmio che rimane comunque a livelli molto superiori a quelli medi”.
Per quanto riguarda gli incrementi del terzo trimestre, l’Istat evidenzia una crescita del reddito disponibile delle famiglie (6,3%) e della spesa per consumi (12,1%). Il potere d’acquisto sale al 6,6%. Aumenta, però, anche la propensione delle famiglie al risparmio: 14,6%, ovvero in discesa del 4,4%. Un numero che tuttavia non incide sull’indice generale, che parla di un incremento non intaccato del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per quanto l’estate abbia portato una boccata d’aria, infatti, gli scenari erano allora (e oggi di più) ancora troppo incerti per ripartire con una certa spinta economica.
Inutile dire che la crisi continua a pesare. E la prospettiva di nuove chiusure potrebbe prolungare il periodo di nebbia sul reddito degli italiani.