C’è il calo dell’occupazione ma anche delle domande. E non solo per la crisi: servono nuove competenze e capacità di adattamento alle esigenze imposte dalla pandemia.
Magari fosse solo questione di incentivi. Allo smartworking innanzitutto, ma anche alle categorie professionali e produttive colpite quasi a morte dalla crisi economica. Il problema fondamentale è che la pandemia ha imposto una riorganizzazione del tessuto sociale in base all’emergenza sanitaria, costringendo la classe lavorativa a riadattarsi in virtù del lockdown prima e delle restrizioni poi. Risultato, una prospettiva di ripresa a lungo (se non a lunghissimo termine), paventata fra gli altri anche dalla Banca centrale europea.
Ma basterebbe farsi un giro fra i negozianti e gli altri gestori (oltre che fra numerose categorie di professionisti) per rendersi conto che più di qualcosa non va. E il 2020, fra i tanti record negativi, ha fatto registrare anche il crollo verticale della domanda di occupazione.
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Lavoro, la domanda di occupazione cola a picco: -30% nel 2020
E qui tornano lo smartworking e gli altri sistemi di adeguamento tecnologico allo stay-at-home. Molte aziende sono riuscite a organizzarsi per tempo, o comunque in un lasso temporale utile a tamponare l’emorragia dei profitti. Altre, per un motivo o per un altro, questo cerotto non sono riuscite ancora ad applicarlo, perlomeno non del tutto. Va da sé che in un quadro simile, anche la capacità di assunzione, oltre che ridotta, si è anche modificata.
Le aziende puntano alle competenze tecnologiche, intese come adattamento alle nuove esigenze. Quindi dimestichezza coi sistemi di smartworking (sempre lui) e con le varie applicazioni di interconnessione a distanza. In sostanza, adeguarsi diventa una questione di sopravvivenza, anche considerando che nel 2020, i profili ricercati richiedevano per il 60,4% delle esigenze di questo tipo.
Per quanto riguarda i freddi numeri, il Covid-19 colpisce un po’ tutti. Le assunzioni sono scese del 30% rispetto al 2019, mentre i settori che hanno risentito del colpo di scure sono, chi più chi meno, quasi tutti quelli occupazionali. La ristorazione è maglia nera, con un calo di oltre il 40%. Anche la moda cala (-37,9%). Numeri meno impietosi per il settore costruzioni (-15,9%), nella sanità e servizi sociali privati (-17,1%) e nella filiera agro-alimentare (-19,7%). Ma la questione ora non è solo la richiesta ma anche la domanda. A quanto pare servono nuove competenze e servono pure in fretta.