Convenienti o no? Sicuri perché con garanzia statale ma limitati negli investimenti. Ma con i Buoni fruttiferi basta cambiare ottica.
Buoni fruttiferi postali: uno degli strumenti più gettonati per investimenti e anche per dono futuribile. Probabilmente a molti sarà capitato, almeno una volta, di sottoscrivere un buon fruttifero piuttosto che un pensiero materiale per qualche evento importante. Magari un battesimo o una prima comunione. Uno strumento tanto comune da chiedersi se, effettivamente, sia davvero così conveniente.
Il largo uso non lascerebbe dubbio. Ma, come in tutte le cose, vanno tenute in considerazione tutte le variabili. Nello specifico un paio: la scadenza (abbastanza scontato) e i tassi di rendimento. Quest’ultimo più malleabile come concetto e sicuramente leggermente più complesso.
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I Buoni fruttiferi, così come i libretti di risparmio, vengono entrambi emessi da Cassa Depositi e Prestiti, affinché siano le Poste a immetterli sul mercato. Nel caso dei Buoni, il tasso di rendimento può essere di due tipologie: fisso (ovvero con noto fin dall’apertura il rendimento che si otterrà alla scadenza) o variabile. Un’opzione, questa, praticamente pari allo zero. Qui subentra comunque il punto focale: per un buono fruttifero a 8 anni, si parla di un rendimento di circa lo 0,30%. Quindi sostanzialmente basso.
Resta il vantaggio della sicurezza del deposito del denaro, garantito da Cassa Depositi e Prestiti. Inoltre, precisa Money.it, un altro vantaggio risiede nella non soggezione alle oscillazioni di mercato. Una differenza sostanziale, ad esempio, coi Btp. Quindi, al momento del rimborso, la somma (quella stanziata inizialmente) verrebbe restituita per intero.
Inoltre, nell’anno in corso, sono state lanciate nuove tipologie di Bfp, come “Obiettivo 65”, che garantisce un’integrazione del proprio reddito in età avanzata (65-80). Con possibilità di acquisto fino a 54 anni compiuti.
Altra possibilità, probabilmente la più comune, il 3X4. Con maturazione del rendimento (crescente negli anni) a 12 anni allo 0,50% di tasso. Per un rimborso comprensivo di interesse bisognerebbe comunque aspettare i primi tre anni, con lo 0,10%. Nove se si vuole arrivare a uno 0,30%.
Resta il fatto che, a fronte di una convenienza pratica e con la garanzia statale a fare da bilancia, la forma di investimento sarebbe comunque contenuta. Il che, di fatto, porterebbe più che altro a parlare di risparmio. A ogni modo non da sottovalutare.