Il Governo si prepara a uno scostamento di bilancio di 20 miliardi per finanziare il nuovo decreto Ristori
Il Governo si prepara ad un nuovo scostamento di bilancio, che permetterà di spendere altri 20 miliardi di deficit per il nuovo decreto ristori e per aiutare le imprese.
E’ questo quello che il governo si appresta a chiedere al Parlamento entro gennaio per finanziare il quinto decreto Ristori che dovrebbe essere chiamato «Salva imprese».
La somma totale del disavanzo aggiuntivo richiesto dopo la pandemia supererà i 150 miliardi di euro, considerando i cinque precedenti del 2020 (20 miliardi per il dl Cura Italia, 55 miliardi per il dl Rilancio, 33 miliardi complessivi per i quattro dl Ristori e 23 miliardi per la manovra).
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Uno scostamento di bilancio di 20 miliardi per il nuovo decreto Ristori
La parte principale dl Salva imprese è costituita dagli indennizzi e dalla nuova cassa integrazione. Si cercherà di universalizzare i ristori per le attività economiche e per i professionisti colpiti dai lockdown.
E pare che, finalmente, a detta di Antonio Misiani, viceministro dell’Economia, «l’intervento perequativo supererà la logica dei codici Ateco e delle classificazioni di rischio delle Regioni».
Il centrodestra, però, è tornato all’attacco perché il nuovo Dpcm dovrebbe di nuovo obbligare a chiusure e confinamenti.
Anna Maria Bernini, di Forza Italia, afferma: «Si vanifica così la speranza per ristoratori, baristi e negozianti di riavviare l’attività e molti rischiano di perdere anche la stagione dei saldi».
Il capogruppo Bernini chiede: «di procedere da subito con risarcimenti congrui e immediati, che non possono essere inferiori al 100% del fatturato andato in fumo e col ritiro contestuale delle cartelle esattoriali».
Il Governo dovrebbe legiferare anche l’esonero contributivo per le partite Iva e gli autonomi che hanno perso almeno il 33% del fatturato. Lo stanziamento per questo ambito dovrebbe salire fino a 2,5 miliardi.
La Cassa Integrazione viene prolungata in deroga fino a marzo. Anche l’indennità di disoccupazione, la Naspi, potrebbe prevedere o un allungamento a tre anni dai 2 attualmente previsti.
Oppure si è pensato all’invarianza del sussidio, senza la decurtazione mensile che avviene ora. Non si esclude l’ipotesi di un bonus o di un ristoro per i lavoratori in smart working che perdono il diritto a straordinari e buoni mentre sostengono le spese di connessione.