Spesso chi riceve un’indennità statale, deve svolgere un lavoro socialmente utile: ma come può trovarlo e, soprattutto, quanto rende?
I disoccupati o altri soggetti che percepiscano indennità statali, spesso devono dare la disponibilità per svolgere i cosiddetti lavori socialmente utili.
In Italia la disoccupazione è un dato che, tra minimi e massimi, è sempre uno dei più alti in tutta Europa; di conseguenza anche i sussidi statalI, come il reddito di cittadinanza, sono molto diffusi.
Ma se un soggetto percepisce un aiuto economico dallo Stato è giusto che lavori per lo Stato stesso, rendendo un servizio a tutta la collettività.
Come può, un soggetto percettore di indennità, trovare un lavoro socialmente utile? E quanto guadagnerebbe?
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Questo tipo di lavori sono messi a disposizione dagli Enti utilizzatori che sono le Regioni, i Comuni, alcune scuole, molti enti pubblici, case di riposo e soprattutto cooperative sociali.
Il lavoro, qualsiasi esso sia, sarà svolto sotto la responsabilità e la sorveglianza dell’Ente preposto.
I lavori socialmente utili impegnano per un massimo di venti ore settimanali e non più di otto ore al giorno. In cambio si riceverà un assegno, che viene rivalutato e aggiornato ogni anno. Per il 2020 era della somma di 595,93 euro.
Il periodo di lavoro socialmente utile è valido ai fini contributivi, ma, purtroppo, si tratta di contribuzione figurativa, perché i contributi non vengono materialmente versati. Sono contributi che servono solo ai fini dell’anzianità di anni lavorativi per poter andare in pensione.
I lavori socialmente utili, dunque, oltre a permettere al lavoratore di ricevere un assegno mensile, concorrono al raggiungimento del requisito degli anni di lavoro svolto e permettono di andare in pensione.