I tour operator pronti a inserire tamponi e vaccino nei pacchetti turistici. L’ultimo espediente per rispondere a una crisi da un -93% di fatturato per il turismo.
Il 2020 che si chiude sarà ricordato come il primo davvero critico per il settore turistico. Uno dei più floridi finora, forse l’unico in grado di creare un indotto sensibile e variegato. Probabilmente per questo è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, dai lockdown e da tutti i vari annessi e connessi che hanno prodotto una delle crisi economiche peggiori degli ultimi decenni. Tutto è cambiato, tutto si è ristretto e, per forza di cose, il turismo si è adeguato. Prima alle restrizioni e ora, per necessità, alle novità.
Posto che numerose imprese faticheranno a risalire la china e altre, come le agenzie di viaggio e i vari intermediari turistici, probabilmente andranno incontro a un ulteriore periodo di affossamento, da buon specialista dei servizi, il turismo prova a reinventarsi. E le risposte potrebbero essere sorprendenti in vista dell’estate.
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Che succederà ora? L’invito (anzi, l’appello) a riscoprire i luoghi di casa nostra (visitare le mete turistiche della propria regione o della propria provincia) ha già prodotto un cambiamento nel comparto turistico. Ora, con la prospettiva (qualora i vaccini funzionassero) di ripartire coi viaggi e con una parziale normalità, coloro che potranno cercano di far buon viso a cattivo gioco. E se i tour virtuali sono aumentati esponenzialmente, c’è la possibilità che anche le misure di contrasto al Covid possano essere declinate ai pacchetti turistici.
In pratica, gli operatori sarebbero pronti ad adeguare i propri pacchetti alle esigenze sanitarie, includendovi tamponi e vaccini, oltre a convenzioni con centri specializzati. In sostanza, una soluzione per adeguare realmente il settore alle esigenze imposte dalla pandemia. Probabilmente necessaria, visto il -93% di fatturato (dati World Travel and Tourism Council). Conciliare quindi sanità e viaggi, garantendo l’esecuzione dei tamponi ed eventualmente del vaccino direttamente all inclusive con l’offerta turistica.
Un deterrente alle nuove chiusure ma, in qualche modo, un adattamento a un futuro che prospetta più incertezze che buoni propositi.