Il social network di Mark Zuckerberg rinuncia al regime fiscale agevolato e riporta i profitti negli Stati Uniti. Pesa la causa dell’Internal Revenue Service.
Dopo la grana toccata a Twitter, adesso è Facebook a far parlare di sé in lingua irlandese. La creatura di Mark Zuckerberg, infatti, è pronta a chiudere le proprie filiali in terra gaelica e a volare altrove. Il punto è il riflesso di quello che aveva portato tre delle sue holding ad aprire in Irlanda: il cambiamento della politica fiscale del Paese. Proprio quell’aspetto che finora aveva agevolato Facebook e che, ora, lo porterà a una maggiore tassazione nei Paesi in cui opera, Usa compresi.
La notizia è circolata inizialmente su importanti quotidiani britannici, come il Times e il Guardian. Successivamente la stessa Facebook ha confermato l’imminente trasloco, visti “i recenti e imminenti cambiamenti della legislazione fiscale “che i governi stanno attuando in vari Stati“.
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Secondo quanto calcolato dai quotidiani, grazie alla più grande delle sue filiali irlandesi, il colosso dei social network avrebbe pagato, a fronte dei 15 miliardi di profitto nel 2018, solamente 101 milioni di dollari di tasse. Il 2018 che, al momento, è l’ultimo anno che reca disponibilità di dati. Le società irlandesi, infatti, hanno detenuto la proprietà intellettuale di Facebook per le vendite internazionali, così da raccogliere i vari pagamenti pervenuti dalle altre società sparse nel resto del mondo.