Roma è finita sul Washington Post e non per la sua bellezza ma per la sua disperazione. Ecco le parole del giornalista Chico Harlan.
Chico Harlan, il giornalista del Washington Post, ha creato un reportage da Roma su Roma. Non racconta però la bellezza della città anzi, la racconta sempre più povera e disperata.
Chico Harlan mostra, dietro Campo dei Fiori e piazza Navona, la decadenza della città eterna.
Racconta di via dei Banchi Vecchi, una strada vivace specialmente alla sera, ricca di enoteche, dove ora regna la povertà.
Prima della pandemia c’era una tintoria racconta Harlan, “ha chiuso per sempre. Lo stesso vale per il negozio di olio d’oliva. I cartelli “In affitto” erano saliti e rimasero in piedi, diventando gialli con i mesi. Il ristorante a due stelle Michelin stava cercando di cavarsela con ordini da asporto…”, racconta il giornalista.
Quello che lo sconvolge è che oggi il trambusto principale avviene al mattino presto, fuori da una chiesa, dove le persone si mettono in fila in un numero che sembrava crescere di settimana in settimana: stavano arrivando per il cibo donato.
In questo reportage Harlan racconta anche di una una coppia che dichiara di aver viaggiato due ore in autobus, metropolitana e un altro autobus solo per un pasto caldo.
Elaine Lombardi, 49 anni, una suora che distribuiva caffè e pasticcinim spiega: “Sono le persone che hanno perso il lavoro e ora tutta la loro vita è dentro le valigie.”
Roma sul Washington Post: parla anche il regista Ferzan Ozpetek
Harlan per documentare la straziante Roma è riuscito ad entrare sul set di uno spost pubblicitario diretto dal regista Ferzan Ozpetek.
Il registra gli racconta che stanno girando una scena: “stiamo immaginando il futuro. Una scena post-pandemia…”.
Harlan, conclude: “l giorno dopo, quando ho guardato fuori dalla finestra, pioveva a dirotto. Quasi nessuno era fuori. I tavolini all’aperto del caffè erano inutili. L’unica attività avveniva proprio davanti alla chiesa, dove Padre Franco stava sotto un arco di una porta, cercando di rimanere all’asciutto. Distribuiva pranzi al sacco alle persone che continuavano a venire e venire…”