Lettera appello del sistema turismo di Confindustria al presidente della Repubblica Mattarella sullo stato di crisi in cui versa il settore nell’anno del Covid.
Il turismo non ce la fa più. La crisi subita quest’anno ha lasciato il segno negli operatori del settore. E quindi il sistema di Federturismo Confindustria ha preso carta e penna e scritto un accorato appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in vista delle imminenti scelte del Paese per il Recovery Plan con fondi ritenuti “inadgeuati ed insufficienti”.
Un’occasione da non perdere secondo le 25 Associazioni di categoria che hanno sottoscritto al lettera e che sperano di poter ricevere finalmente l’attenzione che merita un settore che produce il 13% del PIL nazionale e occupa quasi 4 milioni di persone.
“Si tratta della prima industria del Paese, di un attivatore straordinario di filiere di ogni tipo e natura. Se non va il turismo soffre tutta l’economia nazionale. Germania e Francia, per fare due esempi, hanno stanziato rispettivamente 35 e 15 miliardi per il turismo nei loro PNRR, l’Italia 3 miliardi insieme alla cultura. Una disparità incomprensibile che ci condanna all’irrilevanza nei prossimi anni e mette a rischio la vita di migliaia di imprese e posti di lavoro”, scrivono le associazioni di settore.
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Secondo le 25 associazioni di categoria che hanno controfirmato la lettera si rischia di far scomparire un pezzo importante del Paese, “una ricchezza nazionale”, che prima del Covid sembrava essere la colonna portante dell’economia italiana ma che ora vive in uno stato di ansia e angoscia senza una prospettiva futura.
L’appello al presidente Mattarella è quello quindi di richiedere per il turismo il posto che gli spetta nelle scelte strategiche governative per i prossimi anni:”non può continuare a essere considerato un settore di secondaria importanza, quando nella realtà è oggi la prima industria del Paese”, dicono.
“Le chiediamo di aiutarci a uscire dal cono d’ombra in cui, per ragioni incomprensibili, siamo stati relegati. Ne va della vita di centinaia di migliaia di imprese e di 4 milioni di famiglie, ne va del futuro dei nostri ragazzi, ne va del futuro del nostro Paese”, così si conclude la lettera-appello