E’ stata resa nota la causa del decesso di Ella Kissi-Debrah, la bambina di 9 anni, morta nel febbraio 2013 in Inghilterra. Potrebbe essere stato l’inquinamento?
La bambina è morta per un eccessiva esposizione di biossido di azoto, tipici delle vie decisamente trafficate. Non è un caso che la bambina vivesse ei pressi della South Circular road, a sud di Londra, una delle zone più trafficate della City.
Si tratta di una sentenza storica: è la prima volta che il Regno Unito riconosce ufficialmente l’”air pollution” , inquinamento, come causa di un decesso.
La madre, Rosamund, aveva da tempo segnalato la situazione ambientale della zona, così ha deciso di intraprendere una battaglia legale sulla base dell’articolo 2 della Legge sui diritti umani: il diritto alla vita.
Qualche settimana fa, il premier britannico Boris Johnson ha annunciato la sua rivoluzione verde: zero emissioni entro il 2050, stop alla vendita di auto a benzina o diesel dal 2030 e tanta energia pulita: “Saremo l’Arabia Saudita del vento“, è stata la sua promessa.
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Quante sono le vittime per l’inquinamento?
L’Agenzia europea per l’Ambiente in Europa, ha stimato che nel 2018 sono state 400 mila le morti premature dovute all’esposizione ai particolati fini.
In Italia i decessi causati dall’in sono stati 52.300: si tratta del dato più alto.
Lo studio ha analizzato oltre 4 mila centraline posizionate in tutta Europa: nel 2018, il 34% degli abitanti delle città dei 27 Paesi dell’Unione europea e del Regno Unito ha respirato aria contenente particelle di ozono, superiori ai livelli previsti dalla legislazione comunitaria.
Solo l’Estonia, la Finlandia, l’Islanda e l’Irlanda hanno registrato un livello di particolato fine nell’aria al di sotto della soglia stabilita dall’Oms.