Sono cifre importanti ed imponenti quelle raggiunte dal debito pubblico italiano che ha messo a segno un nuovo record negativo. Ed i rischi sulla sua sostenibilità fanno sempre più pensare.
Continua la corsa in negativo verso l’alto del debito pubblico italiano. Quattro cifre che rappresentano una intera storia politica, economica e sociale del Paese e che ormai si tramandano di generazione in generazione. Quattro cifre che i giovani italiani del futuro si troveranno sulle spalle senza averne avuto colpa e, forse, senza avere strumenti per arrestarlo.
A fine ottobre questo macigno, secondo i dati forniti da Banca d’Italia, ha raggiunto il livello record di 2587,0 miliardi con un aumento di 3,2 miliardi rispetto al mese precedente. A raggiungere questa cifra ha anche contributo, in questo caso inevitabilmente, il debito previsto per dare sostegni, indennizzi e ristori alle moltitudini di settori e comparti lavorativi che, sopratutto nella prima fase della pandemia, hanno sofferto molto l’avvento del Covid.
Insomma, si è trattato di quello che l’ex Governatore della Banca d’Italia definisce “debito buono” ovvero un debito che serve per dare sviluppo e respiro all’economia del Paese. In questo contesto il pensiero quindi va al Recovery Fund, o Next Generation EU, quando ci saranno a disposizione 82 miliardi di sussidi ma anche 127 miliardi di prestiti che dovranno essere poi ripagati.
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Debito pubblico, a ottobre nuovo record ma calo anche delle entrate
Detto del debito pubblico, c’è un altro dato negativo ad ottobre ed è quello delle entrate tributarie e contributive. Il rapporto sull’andamento delle entrate tributarie e contributive per il periodo gennaio-ottobre 2020, reddito dal Dipartimento delle Finanze e dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, evidenza un calo incontrovertibile.
Nei primi dieci mesi del 2020 si è registrata una divisione del 7% pari a -39.103 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2019. Il dato complessivo fa riferimento al -25.575 milioni di euro delle entrate tributarie ed al -13-528 milioni di euro delle entrate contributive.
Questo dato di diminuzione evidente delle entrate è principalmente dovuto al fatto che il Governo ha previsto la sospensione, cancellazione e postdatazione di alcune scadenze fiscali nell’ambito delle misure messe in campo per fronteggiare i danni economici derivanti dalla pandemia Covid.